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Per un’Europa rinnovabile e sostenibile: Il convegno di FIPER parla del futuro delle rinnovabili con esperti del settore e politici candidati alle europee 2024

Per un’Europa rinnovabile e sostenibile: Il convegno di FIPER parla del futuro delle rinnovabili con esperti del settore e politici candidati alle europee 2024

Milano – Si è tenuto venerdì mattina, presso l’Orto Botanico di Padova, il convegno annuale di FIPER dal titolo “Per un’Europa rinnovabile e sostenibile. Dal Manifesto di Ventotene al Manifesto delle bioenergie”

La giornata si è aperta con il passaggio di testimone alla presidenza di FIPER. Nel pomeriggio di giovedì 11 aprile si è infatti svolta l’assemblea per il rinnovo delle cariche, che ha eletto Michele Colli nuovo Presidente di Fiper, prendendo il posto di Walter Righini alla guida della fondazione. Righini, che è stato nominato Presidente onorario, ha aperto congratulandosi con Colli e facendogli i migliori auguri di buon lavoro, assicurando il proprio appoggio e la propria presenza.

Al convegno erano presenti rappresentanti di Bioenergy Europe e anche delle altre associazioni italiane che vi afferiscono, quali EBS, AIEL e Turboden e inoltre rappresentanti di Federlegno e Federforeste.

I lavori del convegno prevedevano due sessioni: nella prima sono intervenuti il Presidente del Cluster Italia foresta legno, Davide Pettenella, il Presidente di PEFC e UNCEM Marco Bussone, la Presidente di FSC Italia Maria Rita Gallozzi e il giornalista Gianluca Ruggieri conduttore della trasmissione Il Giusto clima di Radio Popolare, con degli approfondimenti tecnici sulla filiera bosco legno energia, la gestione forestale sostenibile, la comunicazione ambientale.

La seconda sessione invece dedicata alle politiche europee in materia energetica: l’introduzione di Ennio Prizzi, Policy Officer di Bioenergy Europe, che ha esposto il Manifesto delle bioenergie redatto negli ultimi mesi di concerto con tutte le sigle aderenti a Bioenergy Europe (frutto della concertazione tra le diverse posizioni delle associazioni europee e della sintesi trovata a partire dalla eterogeneità delle diverse posizioni sulle bioenergie) ha introdotto la tavola rotonda tra candidati alle prossime elezioni europee in rappresentanza delle principali forze politiche del paese: Paolo Borchia per la Lega, Herbert Dorfmann per la Südtiroler Volkspartei, Alessandra Moretti del Partito Democratico, Sabrina Pignedoli per il M5S e Sergio Berlato di Fratelli d’Italia.

Alla domanda sulla valutazione del Green Deal europeo, le posizioni dei politici si sono delineate in maniera abbastanza netta:

Berlato ha posto l’accento sull’importanza di conciliare le esigenze della sostenibilità con le esigenze della nostra economia e dell’occupazione. Sostenendo che non si debba avere un approccio ideologico, di pura protezione dell’ambiente, ha affermato che il Green deal ha obiettivi condivisibili, ma non sempre lo sono gli strumenti attuati, e inoltre che la pratica applicazione del green potrebbe produrre più danni che benefici.

Borchia ha sottolineato come il difetto del green deal sia a suo avviso la mancanza di concretezza sul tema della competitività, in particolare con l’estero. L’Europa rappresenta solo il 7% delle emissioni mondiali: se gli altri grandi protagonisti dell’economia mondiale non vanno nella direzione della decarbonizzazione, l’Europa non potrà essere incisiva sul cambiamento climatico né competitiva a livello economico mondiale.

Dorfmann al contrario ha affermato con decisione che noi possiamo davvero fare la differenza con le fonti rinnovabili, ottenendo anche maggior indipendenza dalle fonti fossili e dall’approvvigionamento estero. La regione dalla quale proviene, l’Alto Adige, ha dimostrato che il rispetto dell’ambiente può benissimo prosperare insieme alle esigenze dell’economia. Ciò che invece non va bene, tra le normative europee, è quella sulla deforestazione, pensata per i paesi extra europei, ma che in Europa rischia di rendere impossibile tagliare anche un singolo albero e quindi di mettere in difficoltà l’intero comparto biomassa e di creare un danno per le foreste: è infatti doveroso colpire lo sfruttamento illegale delle foreste ma non a costo di interferire con chi fa la gestione forestale sostenibile.

Moretti ha iniziato il suo intervento ricordando come l’Europa davanti alla pandemia e alla crisi ucraina sia stata in grado di passare dal rigore dei conti alla grande apertura che l’ha portata a fare debito per sostenere un processo sociale e solidale e fronteggiare la crisi, unendo principi, valori e uno sguardo lungo sul futuro con il pragmatismo. L’Europa è un continente vecchio demograficamente: non può permettersi di rimanere indietro sulla ricerca tecnologica, l’innovazione e la sostenibilità, perché sono i fattori che ci aiutano sul piano della competitività. Le biomasse, che vanno tutelate come importante fonte rinnovabile e sostenibile, sono state giustamente sostenute all’interno del processo di revisione della RED 2 e della RED3.

Pignedoli ha puntualizzato sul fatto che se c’è un aspetto debole del Green Deal europeo è che le politiche europee hanno bisogno di essere comunicate meglio. Non si può tornare indietro sulla transizione ambientale, che non è in contrasto con lo sviluppo del settore primario e dell’economia più in generale. Le biomasse vanno inserite nel mix energetico e le foreste vanno gestite e manutenute perché dalla loro buona gestione possiamo ricavare biomassa ad uso energetico, il più possibile a km zero.

Vanessa Gallo, segretaria generale di FIPER, che ha condotto la tavola rotonda, ha commentato: “No dobbiamo mai dimenticare o sottovalutare che la filiera della componentistica e dell’approvvigionamento dell’economia del legno sono tipicamente italiane o made in Europe, quindi sono anche propulsori di sviluppo locale e dell’economia nazionale.”

IL confronto si è concluso con l’invito agli europarlamentari a promuovere fattivamente l’economia del legno a partire dalla grande disponibilità dell’Italia sia in termini di know how sia di disponibilità di risorse. Così come ha detto il prof. Pettenella, second il quale l’uso produttivo del legno non è in antitesi con l’uso energetico, è vero piuttosto il contrario: aumentando gli impieghi produttivi aumenterebbero anche i residui di lavorazione validi ai fini della produzione di energia rinnovabile.

Link al programma e le presentazioni:

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