Intervista a Andrea Barzagli, del dipartimento di comunicazione di Compagnia delle Foreste
Dal 21 al 25 marzo si è tenuta ad Antalya, in Turchia la “Mediterranean Forest Week”. Si tratta di un evento organizzato da Silva Mediterranea, comitato rappresentante il panorama forestale del Mediterraneo, il cui segretariato è affidato all’Italia e viene gestito dal CREA presso la FAO, su mandato della Direzione Foreste del Mipaaf.
L’iniziativa punta a creare un terreno comune per favorire il confronto sulle problematiche e sulle sfide legate al settore delle foreste nel Mediterraneo. Nello specifico tra gli obiettivi della manifestazione c’è la promozione di proficue collaborazioni tra gli amministratori forestali e i decisori politici, la comunità scientifica, il comparto privato, la società civile, le organizzazioni non governative e gli altri stakeholder.
Questi temi assumono un ruolo centrale per Fiper che – nell’ottica di promuovere su larga scala le opportunità legate alla bioenergia – ritiene fondamentale far comprendere a un pubblico più vasto possibile l’importanza di un approccio olistico e trasversale al tema della gestione sostenibile delle foreste, evidenziando le opportunità legate alla produzione di energia pulita e rinnovabile, frutto di filiere circolari e sostenibili. Gestire in modo sostenibile il patrimonio forestale significa infatti incrementare i prelievi legnosi, garantire un sano accrescimento arboreo.
Per approfondire questi temi abbiamo intervistato Andrea Barzagli, del dipartimento di comunicazione di Compagnia delle Foreste.
1. Quali sono le principali sfide in termini di gestione sostenibile delle foreste nel nostro Paese e a livello Ue
Oltre il 40% della superficie dell’Unione Europea è coperta di foreste, passando dall’area mediterranea a quella boreale, una sfida che le accomuna tutte è quella del cambiamento climatico. Lo stesso vale per il contesto italiano dove la superficie forestale in costante crescita è arrivata ormai ad occupare oltre un terzo del Paese. Il recente report IPCC sul clima ha evidenziato come gli effetti della crisi climatica sul contesto forestale europeo potranno causare perdite della produttività fino al 37% per le zone più a sud, Italia compresa. Lo stesso report, riguardo alle possibili azioni di adattamento, mette al primo posto la gestione forestale sostenibile, soprattutto se portata avanti facendo lavorare assieme i vari attori del settore, dai ricercatori agli amministratori e alle imprese. Come già ampiamente sottolineato all’interno della Strategia Forestale Europea, il ruolo delle foreste in questa sfida è tutt’altro che passivo: attraverso una corretta gestione possono essere protagoniste della bioeconomia e della transizione ecologica. Per raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni di anidride carbonica in atmosfera è possibile utilizzare sostenibilmente il legno e il modo migliore di farlo è con un approccio a cascata: il materiale idoneo da destinare alla fabbricazione di manufatti duraturi, che conserveranno al loro interno CO2 immagazzinato dalle piante, la restante parte per la produzione di energia. La gestione forestale sostenibile è la chiave per garantire l’equilibrio il sistema che garantisce la perpetuazione nel tempo di questa importante risorsa.
2. Qual è l’importanza di declinare il tema della gestione sostenibile delle foreste in termini di promozione dei paradigmi dell’economia circolare?
La maggior parte del legname usato in Italia proviene dall’estero, dato paradossale in un paese che possiede una superficie forestale estesa e in costante crescita. La mancata valorizzazione delle risorse locali innesca un circolo vizioso con conseguenze su temi come il presidio delle aree interne, il dissesto idrogeologico e la deforestazione importata. Produrre legno dai nostri boschi potrebbe fornire materia prima a filiere corte e locali che generano lavoro ed economia in territori rurali, molto spesso marginali e a rischio di spopolamento. Lavorare per la produzione di legname dai boschi locali fornisce al tempo stesso non solo assortimenti legnosi, ma anche tanti altri servizi utili alla società: continuità della funzione di protezione diretta delle infrastrutture da frane o valanghe, diminuzione del rischio incendi, conservazione delle fonti di acqua potabile, manutenzione di strade e sentieri e anche produzione di energia… Tuttavia, in Italia solo una piccola parte del patrimonio forestale è pianificato: conosciamo poco i nostri boschi e molto spesso non facciamo una Selvicoltura con la S maiuscola. Per fortuna da pochi mesi disponiamo di una Strategia Forestale Nazionale. La giusta base da cui partire.
3. Quali sono le potenzialità del settore forestale italiano dal punto di vista dell’offerta di fonti di energia?
Nel contesto attuale, in cui è ormai evidente la necessità di sostituire le fonti fossili, anche se spesso non con l’urgenza necessaria, il settore forestale può svolgere un ruolo chiave. Con lo sviluppo di filiere legno-energia locali i paesi e i territori vicini possono affrancarsi dalle fonti fossili, rinnovando la connessione con il patrimonio boschivo che li circonda. Queste risorse naturali, se valorizzate, possono rappresentare un’alternativa sostenibile dal punto di vista sia ambientale che economico.
Tanti boschi oggi, anche a seguito di un pluridecennale abbandono colturale, non sono idonei a produrre legname da opera e di conseguenza, anche per rendere quegli stessi boschi più idonei a produzioni di pregio future, si dovranno effettuare interventi selvicolturali di diradamento dai quali uscirà materiale valorizzabile solo dal punto di vista energetico. Quindi una filiera legno-energia locale e sostenibile per alcune aree è una vera e propria opportunità, l’unica al momento per valorizzare il legname di alcuni boschi e creare condizioni di maggior pregio per il futuro.
Ma un discorso simile vale anche per contesti più urbani, nonostante il tema dell’inquinamento, ovvero le polveri fini emesse da stufe e caldaie alimentate a biomasse legnose, sia un punto critico su cui molto si dibatte. Grazie alle moderne tecnologie, a una corretta manutenzione e all’attenzione verso la qualità dei biocombustibili, questo problema può essere superato.
4. Qual è l’importanza di comunicare in modo efficace su larga scala le opportunità offerte dalla gestione sostenibile delle foreste e dalla produzione di energia da scarti legnosi? Cosa si potrebbe fare per veicolare meglio questo messaggio?
Il tema della gestione delle foreste è ad oggi in Italia un argomento di discussione molto sentito e di conseguenza a rischio di semplificazioni e polarizzazione. Il rischio è che nella narrazione distorta legata alla transizione energetica le foreste vengano descritte anch’esse in modo semplificato, almeno a livello generalista, relegandole a spettatrici passive di questo processo. Le opportunità date dalla gestione forestale sostenibile devono essere comunicate attentamente, cercando di abbracciare la complessità del tema. Questo è ancora più vero se parliamo di filiera legno-energia dove il progressivo allontanarsi delle persone dalla cultura rurale ha reso un’azione storicamente accettata, quella di trasformare il legno in energia per cucinare e scaldarsi, problematica agli occhi di una buona parte della popolazione. Non ci sono grandi segreti da rivelare o ragionamenti complicati da spiegare.
Molti degli elementi fondamentali per riabilitare l’uso del legno per la produzione di energia sono facilmente comprensibili anche dalle persone esterne al settore, devono solo essere divulgati nel modo giusto. È necessario rompere il paradigma per il quale il tema legno-energia viene ormai visto come un argomento “scomodo”, che rischia di mettere in cattiva luce verso il grande pubblico chi decide di parlarne.
Vista l’importanza che ricopre, questo tema dovrebbe trovare nei media lo stesso spazio che viene dedicato ad esempio alla salvaguardia della natura e della biodiversità, comunicando come la gestione sostenibile abbracci tutto ciò che riguarda il rapporto tra la nostra specie e gli ecosistemi forestali.