Milano – A seguito della pubblicazione del PNIEC definitivo FIPER esprime forte perplessità sulla relazione relativa agli strumenti messi in atto per la realizzazione degli ambiziosi obiettivi previsti dal piano richiesti da Bruxelles nella raccomandazione trasmessa al Governo italiano lo scorso giugno, in particolare per il settore del teleriscaldamento a biomassa e biogas agricolo.
In particolare, in riferimento alle misure di efficienza, il PNIEC enfatizza il ruolo dei certificati bianchi e del fondo nazionale di efficienza energetica per favorire nuovi investimenti nel comparto industriale e civile.
Nel comparto del teleriscaldamento a biomassa, il riconoscimento dei TEE da parte del GSE ha subito un crollo a partire dal 2017, con l’effetto della mancata realizzazione di nuovi interventi e ampliamento delle reti esistenti. E che dire delle nuove linee guida del GSE pubblicate negli scorsi giorni, che riconoscono sul risparmio di energia fossile, un valore di titolo di efficienza energetica corrispondente a 1/3 dell’attuale quantitativo riconosciuto dalla scheda 22T (è stato eliminato il coefficiente moltiplicativo τ =3,36).
Anche il tanto conclamato fondo nazionale di efficienza energetica, per gli operatori del teleriscaldamento a biomassa si è rivelato ad oggi uno strumento inutile e inefficace, in considerazione delle barriere poste all’ingresso. Un’unica domanda presentata da un ns associato nel mese di luglio e ancora in attesa di risposta!
Stiamo assistendo a un’inspiegabile idiosincrasia tra la visione europea e l’attuazione italiana. È bene ricordare che lo scorso 14 gennaio il Parlamento EU ha approvato un’importante mozione sul Green new deal. Tra le misure viene attribuito un ruolo di primo piano al teleriscaldamento per favorire l’accesso all’energia per tutti (punto 25- energy poverty). Riconosciuto il suo valore sociale ed economico per i cittadini europei. Per raggiungere la decarbonizazione dell’economia entro il 2050, il Parlamento EU ha deliberato la revisione della tassazione sull’energia (punto 16) e il graduale azzeramento dei sussidi diretti e indiretti alle fonti fossili. (punto 23).
Dalla graduale riduzione dei sussidi alle fonti fossili si potrebbero ricavare in Italia circa 30 miliardi di euro/annuo da riorientare verso la produzione di energia da fonte rinnovabile a partire dall’analisi del catalogo dei sussidi pubblicato dal Ministero dell’Ambiente.
Nessun accenno poi alla modalità di consolidare la capacità elettrica e termica esistente post fine incentivo. Una mancata pianificazione in tale senso condizionerebbe la sicurezza di approvvigionamento e incrementerebbe invece il divario per il raggiungimento degli obiettivi di produzione di energia da FER.
Anche sull’opportunità di testare nuovi modelli di produzione, distribuzione e gestione dell’energia promossi dalla RED 2, quali le comunità dell’energia rinnovabile, siamo ancora in alto mare…Lo testimonia l’esito del recente convegno sull’autoconsumo tenutosi presso il GSE nei giorni scorsi!
Conclude Righini, presidente FIPER:” ci auspichiamo che il 2020 rappresenti un anno di svolta per “sburocratizzare” gli strumenti inseriti nel PNIEC e tentare di raggiungere gli obiettivi prefissati. Gli operatori hanno bisogno di certezze e di strumenti chiari, tempestivi ed efficaci”.