Il Cluster Italia Foresta Legno

Intervista Dott. Carlo Piemonte, Direttore Generale Cluster Italia Foresta Legno

1. In Italia è nato da poco il Cluster Italia Foresta Legno. Di cosa si tratta, chi lo ha promosso, quali realtà ne fanno parte?
Il Cluster Nazionale si inserisce nel percorso tracciato dalla Strategia Forestale Nazionale con la quale si è delineato il futuro del sistema forestale italiano, in un ottica di gestione attiva e sostenibile di questa preziosa risorsa e delle filiere che lo compongono. Alla presenza del Ministro On. Lollobrigida presso la Sala Cavour del Ministero dell’Agricoltura, sovranità alimentare e foreste, i cofondatori hanno dato il via ad un percorso che è solo all’inizio e che sarà sviluppato con tutti i partner nazionali che condividano i valori espressi nello statuto. Una sfida complessa ma importante per il nostro sistema.

2. Quali sono gli obiettivi e le finalità del cluster?
Indubbiamente creare un punto di dialogo e confronto costante tra le diverse realtà del settore foresta legno. Non è una sfida banale o di minore importanza. Anzi. Riuscire a trovare dei punti comuni e quali sfide percorrere insieme, rende il settore più forte al proprio interno e rafforza altresì il valore che la nostra Nazione può rappresentare verso l’Europa o altri Paesi coinvolti nel settore foresta legno. Parallelamente stiamo attivando tutta una serie di iniziative a livello nazionale per favorire le progettualità in filiera e dare supporto ai territori italiani che vogliano partecipare ad una gestione più attiva e sostenibile del proprio patrimonio forestale.

3. Quali sono le principali caratteristiche del settore foresta-legno italiano?
E’ un settore che ha molto ancora da esprimere ma che può rappresentare un modello di sviluppo sostenibile a cui guardare, soprattutto per le aree interne nazionali. Rinnovabilità della materia prima, valorizzazione delle filiere corte, economia di prossimità nonché energetica, sono solo alcune delle tematiche che rendono questo settore di altissima importanza ed interesse. Certamente siamo consapevoli della complessità delle sfide che dovremo affrontare, sia in chiave nazionale che europea, ma il settore ora ha un punto di confronto nel quale poter crescere e migliorare.

4. Qual è il ruolo economico che questo settore gioca attualmente in Italia e quali i suoi potenziali sviluppi futuri?
Nel suo complesso parliamo di circa 15 milioni di metri cubi di legname utilizzato dai nostri boschi dei quali gran parte ad uso energetico con un indice tra i più bassi di Europa nel rapporto tra l’utilizzazione rispetto all’accrescimento. Si consideri altresì che la stragrande maggioranza di legno trasformato dal settore manifatturiero italiano è di importazione. Quindi una delle sfide maggiori che il sistema può affrontare è quella di utilizzare maggiormente il legname nazionale in un ottica di pianificazione sostenibile dei tagli e, parallelamente, introdurlo nelle giuste filiere affinché il valore aggiunto rimanga sul territorio.

5. Come si concilia l’uso del legno per fini produttivi o energetici con la salvaguardia dell’ambiente e del territorio?
Il principio chiave è la pianificazione delle foreste in un ottica di sostenibilità abbinata ad un utilizzo a cascata del legno che si estrae: si parte dalla possibilità di dare il giusto valore al legname all’interno delle diverse filiere di trasformazione, per poi dare valore altresì ai residui di lavorazione o a quello che non si può più riutilizzare o riciclare per farlo diventare un combustibile. Un processo, quello energetico, che se fatto attraverso l’utilizzo di sistemi efficienti ed a basso impatto ambientale a 4 o 5 stelle, rappresenta certamente una filiera sostenibile che ben si inserisce nell’ampio concetto di valorizzazione del legname. Se consideriamo in particolare alcune realtà montane che non accedono agevolmente ad altre risorse energetiche, diventa strategico poter attuare un percorso virtuoso di pianificazione delle foreste locali, gestione dei tagli in un ottica sostenibile valutando anche una definizione puntuale della biomassa disponibile in grado di portare energia e calore a queste comunità. In questo modo si contribuisce all’attenuazione della dipendenza da combustibili fossili o altri e, parimenti, si garantisce un minore impatto ambientale. Con un sistema forestale nazionale gestito attivamente e consapevolmente c’è spazio per ogni filiera italiana.

6. Quali azioni si intendono promuovere nel breve periodo per sostenere la gestione forestale dei boschi italiani?
Diffondere la consapevolezza dell’importanza di una gestione attiva forestale, collaborare con i Ministeri coinvolti dal settore foresta legno per analizzare le priorità comuni evidenziate dagli associati al Cluster, coinvolgere le Regioni e Province autonome italiane all’interno del Cluster Nazionale per condividere buone prassi, iniziative e proposte di gestione attiva forestale. Parimenti stiamo lavorando con i diversi gruppi di lavoro ministeriali per portare in evidenza anche un’opinione qualificata sul sistema foresta legno che, di fatto, può diventare uno dei pilastri della bio-economia italiana presente e futura.

Una strategia per le foreste italiane

La Dott.ssa Alessandra Stefani è Direttore Generale della Direzione Foreste del MASAF, il Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. Fiper l’ha intervistata per conoscere meglio la situazione attuale delle foreste italiane e ragionare sulle prospettive future.

Quali sono le proposte in corso relativamente allo sviluppo di un modello innovativo per la gestione delle foreste italiane?

Le foreste italiane sono ricche in biodiversità ben più di tutte le altre foreste europee, e da 100 anni sono tutelate da una norma di buon governo a beneficio della prevenzione dei dissesti, oltre che dei prelievi di legno. Da quasi quarant’anni sono anche tutelate per il loro contributo al paesaggio, e sono cresciute in quantità e qualità grazie ad azioni di risparmio e all’abbandono delle pratiche tradizionali, oltre che per alcune intense attività di rimboschimento, principalmente dopo le due guerre mondiali, e in ragione dell’abbandono dei territori collinari e soprattutto montani. Ciò che innovativamente si sta cercando di introdurre è un percorso che , preso atto dei vincoli,  possa passare a nuovi modelli di gestione multifunzionale , più vicini alle evoluzioni naturali, che valutino allo stesso modo quanto lasciare al bosco e quanto prelevare, intendendo in questo bilanciamento non solo il materiale legnoso, ed i prodotti a torto spesso definiti secondari, ma anche l’accumulo di CO2, la funzione di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici, oltre agli altri ben noti servizi ecosistemici. Non vi sono ricette buone per tutti i boschi italiani. Piuttosto esiste un’unica indicazione, che è quella di estendere quanto più possibile la pianificazione forestale, di area vasta ed aziendale, per identificare e coltivare le principali vocazioni di ogni compagine boschiva.

Qual è il ruolo delle foreste rispetto alla promozione delle bioenergie in Italia, nel quadro degli scenari e degli obiettivi europei e nazionali?

Secondo dati attendibili, quasi nove milioni di italiani si riscaldano con biomasse legnose, solo in piccola parte prodotte in Italia. Per altro, quasi il 60 % dei 12 milioni di ettari di bosco presenti in Italia sono gestiti a ceduo ( dati inventariali aggiornati al 2015 pubblicati da CUFA Carabinieri), una forma di governo dei boschi che produce principalmente biomasse ad uso energetico, spesso destinato all’autoconsumo. Circa un terzo delle biomasse legnose utilizzate a scopo energetico pare provenire da fuori foresta, ma il dato è ancora più controverso dei precedenti. Una modesta porzione di materiale legnoso sul totale è destinata a 23 grandi impianti per produzione esclusiva di energia elettrica, con bassissime rese, perché il calore prodotto nei processi attivati in queste centrali non è utilmente impiegato ne’ al momento impiegabile. Molti degli impianti individuali utilizzati per riscaldamento delle abitazioni, nonostante le misure come il ” conto termico”, non sono tuttora performanti, né dal punto di vista delle rese né dal punto di vista delle emissioni in atmosfera. Diversi sono gli scenari per il reimpiego di residui di coltivazione agricola, di biometano e biogas e utilizzo di residui animali, oli e carcasse. Promuovere le bioenergie in Italia significa indicare percorsi diversi per ogni tipologia di FER. Nell’ambito delle biomasse legnose, avuto riguardo per gli scenari definiti dalle varie strategie e disposizioni, soprattutto europee, diviene fondamentale rendere evidente la complessità dei temi, promuovere usi efficienti e quanto più possibile legati al territorio dove sono prodotte ed .alle collettività locali, nell’ambito dell’uso a cascata ormai ineludibile per le sue ricadute sociali, ambientali ed economiche.

Quali sono i punti cardine della strategia nazionale per le foreste italiane?

Sono condensati nella mission della Strategia: è uno strumento adottato a beneficio del patrimonio forestale italiano, nell’interesse collettivo. La sua missione sarà quella di portare ad avere foreste estese e resilienti, ricche di biodiversità, capaci di contribuire alle azioni di mitigazione e adattamento alla crisi climatica, offrendo benefici ecologici, sociali ed economici per le comunità rurali e montane, per i cittadini di oggi e delle future generazioni. La SFN incentiverà la tutela e l’uso consapevole e responsabile delle risorse naturali, con il coinvolgimento di tutti, in azioni orientate dai criteri di sostenibilità, della collaborazione e dell’unità di azione.

Come possono essere riassunti i dati salienti (quantità) relativi a crescita, prelievo corrente, prelievo ottimale, in riferimento alle foreste italiane?

I dati contenuti nell’inventario forestale 2015 dicono che i volumi di biomassa arborea epigea assommano in media a 165,4 mc ad ettaro (erano stimati in 144 nel 2005) con un volume totale aumentato del 18, 4% e una biomassa arborea epigea cresciuta del 19,4 % rispetto ai medesimi dati del 2005. I prelievi si stimano tra il 20 e il 40% dell’incremento annuo, ben al di sotto delle medie europee. Il prelievo ottimale, data l’amplissima variabilità di cui abbiamo detto e la modesta attendibilità dei dati forniti non è generalizzabile, ma va studiata area per area.

Qual è la quota di patrimonio forestale di proprietà privata e come è ripartita?

Secondo i dati dell’Inventario forestale 2015, i boschi di proprietà privata contribuiscono al 63,5% della superficie forestale totale, si cui ben il 79% di proprietà privata individuale. La proprietà pubblica, presente dunque solo nel 36,5% dei casi, è rappresentata prevalentemente dalla proprietà comunale e provinciale (63,5%) mentre le proprietà statali e regionali assommano al 23,5%.

Quali azioni potrebbero essere messe a punto per ottimizzare la gestione del patrimonio forestale pubblico e privato, in maniera sinergica?

Come sostenuto in precedenza, denominatore comune delle proprietà sia pubbliche sia private dovrebbero essere i piani di gestione, coerenti con la sovraordinata pianificazione di area vasta. Le superfici pubbliche, se non estese a sufficienza per consentire la redazione di piani di gestione, dovrebbero associarsi a proprietà private contermini, e favorire la gestione associata, anche in regime di concessione. Le proprietà private sono quasi sempre di dimensioni modestissime. Prioritaria è l’azione di un associazionismo tra proprietari perché solo una superficie minima accorpata consente una reale attività di gestione che non si limiti a periodici prelievi.

In quest’ottica, quali sono le soluzioni praticabili per le parcelle forestali con proprietari non direttamente reperibili (perché defunti, emigrati ecc.)?

Il Testo unico delle foreste ( D lgs 34 del 2018) consente di individuare alcuni terreni come abbandonati ( da non confondere con le superfici forestali che si è scelto di lasciare ad evoluzione libera) e i terreni silenti, terreni abbandonati per i quali i proprietari non siano individuabili o reperibili a seguito di apposita istruttoria. A mente della stessa norma, le Regioni possono procedere all’ attuazione di interventi di gestione con forme di sostituzione diretta o affidamento a imprese, consorzi, cooperative e ad altri soggetti pubblici e privati o anche mediante affidamento ad enti delegati per la gestione forestale. Le Regioni sono chiamate a definire i criteri e le modalità per il calcolo ed il riconoscimento degli eventuali frutti della gestione, che possono essere accantonati per almeno due anni, in attesa della manifestazione dei proprietari non a suo tempo identificati. Qualora siano trascorsi i due anni senza reclami, i frutti devono essere reinvestiti in attività di valorizzazione ambientale, paesaggistica e socioeconomica dei boschi nella stessa area dove sono stati prodotti.

Nel percorso di creazione di una filiera bosco-energia e di una comunità energetica, sarebbe possibile includere le parcelle private di boschi e foreste nel capitale sociale?

Io ritengo che sia un percorso non solo possibile, ma anche da prediligere. Recentemente, la norma ha riconosciuto la possibilità di costituire reti di impresa anche per il settore forestale, come già proficuamente avvenuto per le reti di impresa agricole. Ma per il settore forestale si è pensato alla creazione di una forma speciale di reti di impresa, chiamata accordo di foresta. In questo caso, unico per il panorama delle reti di impresa, l’accordo prevede la presenza di proprietari di superfici forestali, per ancorare la gestione dei prodotti forestali alle superfici che ne hanno consentito la produzione, con possibilità di una gestione forestale dedicata al prodotto e improntata alla sostenibilità di tutta la catena successiva. Nulla vieta che l’accordo preveda l’utilizzo energetico delle biomasse legnose, da solo o meglio ancora come frutto di un utilizzo a cascata, e che per il suo utilizzo si crei una comunità energetica. Anzi, io credo che sia una prassi innovativa ma importantissima, perché lega ancor di più un territorio ai suoi boschi ed alle genti che lo abitano, cioè coloro che hanno il maggior interesse a mantenerlo nel migliore dei modi possibili ed ad investire per il suo miglioramento.

Quale frase conclusiva può riassumere il suo punto di vista e il lavoro che lei sta conducendo su queste tematiche?

Il tentativo che abbiamo in corso è quello di favorire la gestione delle foreste, ed il loro utilizzo in maniera sostenibile, e se possibile certificata. L’utilizzo a scopo energetico deve inserirsi armoniosamente nel sistema multifunzionale forestale, e non contrapporsi ad altri utilizzi nella logica di una filiera coesa e resiliente.

Energia per l’Ucraina: Avviata la collaborazione con Soleterre, con la donazione da parte di FIPER di 13.500 Euro.

Milano – FIPER ha finalmente trovato e incontrato l’associazione a cui affidare le risorse raccolte tra i propri associati a favore dei bambini ucraini vittime del conflitto.

Circa un anno fa, all’indomani dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, FIPER promosse tra i suoi associati una raccolta di fondi a favore dei minori coinvolti nella guerra. Furono raccolti 13.500,00 euro e nell’assemblea dei soci dello scorso aprile si votò all’unanimità di destinarli al progetto “Unbroken kids” di Fondazione Soleterre, per la realizzazione di un centro di riabilitazione fisica e psicologica per i bambini con traumi e ferite di guerra presso l’Ospedale Saint Nicholas di Leopoli.

Infine, nel mese di giugno, il Presidente di FIPER Walter Righini ha incontrato il Presidente di Soleterre Damiano Rizzi e il medico del progetto Roberto Brambilla per consegnare nelle loro mani il contributo dei soci FIPER a sostegno del progetto.

IL PROGETTO

Con lo scoppio del conflitto, l’ospedale ha dovuto attrezzarsi per accogliere e curare gli oltre 900 minori che rimanevano feriti nei bombardamenti, un lavoro complicato dai continui allarmi antiaerei, dall’urgenza di trovare posti letto per tutti i bambini che ne hanno bisogno, dalla difficoltà a reperire le forniture di medicinali dalle aziende farmaceutiche ucraine devastate dal conflitto, dalle condizioni di disperazione in cui i giovani feriti e le loro famiglie si trovano, al loro arrivo a Leopoli.

Oggi il centro Unbroken kids assiste bambini con menomazioni agli arti e neurologiche, che devono essere curati e inseriti in un programma di riabilitazione di lungo periodo, per provare a ritrovare una vita serena e la speranza in un futuro migliore. “Fondamentale è anche l’accoglienza delle famiglie negli appartamenti dedicati, affinché non si spezzino i legami e non si separino i bambini dai loro cari, anche se purtroppo talvolta capita che i bambini arrivino soli, perché anche i famigliari sono rimasti feriti e sono ricoverati altrove o peggio ancora, perché i loro cari sono deceduti” spiega Damiano Rizzi, presidente di Soleterre. “Noi crediamo che si possano curare le persone se non le si lascia sole, per questo ci prendiamo cura di tutta la famiglia del bambino malato e mettiamo a disposizione il team dei nostri 40 specialisti per affrontare i traumi psicologici che la guerra infligge, con un percorso di riabilitazione fisica a psicologica al tempo stesso”.

Sono arrivato a Leopoli il 10 aprile del 2022 e ho capito subito che sarei rimasto a lungo, perché c’era bisogno del mio aiuto” dichiara Roberto Brambilla, medico specializzato in medicina rigenerativa, impegnato come volontario nel progetto. “Applicando la medicina rigenerativa e utilizzando i prodotti a base di acido ialuronico e collagene riusciamo a ricostruire anche tessuti gravemente danneggiati da schegge di granate e da bombardamenti ed evitare interventi drastici come le amputazioni degli arti. Con queste tecniche e questi prodotti, non solo riusciamo a far guarire ferite un tempo senza speranza, ma anche a farle guarire senza cicatrici. Purtroppo però, tali medicinali non sono facilmente reperibili in Ucraina, dove le aziende farmaceutiche, presenti per lo più nella zona est del paese, sono state danneggiate o chiuse; è necessario farli arrivare dall’Italia o dal resto d’Europa e costano davvero molto”.

Siamo profondamente colpiti dalle storie e dalle immagini che abbiamo ascoltato oggi da Soleterre. Ciò che abbiamo visto è terribile, non dovrebbe proprio accadere. Siamo però anche felici di aver visto che grazie a Soleterre molte di queste brutte storie possono avere un lieto fine” afferma Walter Righini, presidente di FIPER “Siamo contenti che i nostri associati abbiano raccolto il nostro appello a raccogliere fondi per i bambini ucraini e che all’unanimità abbiano scelto di destinarli al progetto Unbroken kids di Soleterre: quelle risorse sono in ottime mani. Oggi non facciamo solo una semplice donazione, oggi per noi è nata un’amicizia che, spero, durerà a lungo, con Soleterre e con l’Ucraina”.

“Attenzione! Le immagini contenute in questa presentazione sono forti e senza filtro e potrebbero urtare la sensibilità di chi le guarda”.

Pubblicati i materiali del convegno di FIPER a FORLENER del 19 maggio 2023

Venerdì 19 maggio Fiper ha partecipato a Forlener a Erba, presso Lario Fiere, con uno stand espositivo e una conferenza in cui ha esposto i risultati del progetto USEFOL e l’aggiornamento sul progetto europeo BeCOOP, di cui ha ospitato il brokerage event. Al termine, i partecipanti hanno potuto partecipare alla visita guidata all’impianto de La Grande Stufa a Villaguardia. Una giornata intensa e ricca di informazioni e spunti interessanti. Pubblichiamo di seguito le presentazioni dei relatori e i video dei loro interventi.

Scarica gli interventi:

Relazione del Presidente Righini all’assemblea nazionale FIPER

Cari Associati,

È un piacere poterci nuovamente incontrare, dopo due anni di video conferenze, di nuovo di persona, qui a Bolzano, oggi nella sede di SEV e domani nella cornice del NOITech Park, esempio di recupero virtuoso di un’area industriale, oggi sede di corsi universitari, start up e imprese che hanno nel core business la ricerca sulla sostenibilità ambientale.

Mi sento dunque di ringraziare SEV, il suo Presidente Hanspeter Fuchs e tutto il suo staff, per l’indicazione di queste location e per il prezioso supporto nell’organizzazione dell’assemblea di oggi e del Convegno di domani.

Quella di oggi è la terza Assemblea FIPER che si tiene in Alto Adige dopo quella dell’ottobre del 2005 a Dobbiaco e quella del marzo 2009 a La Villa. 

Quest’anno abbiamo vissuto mesi davvero difficili.

Dopo la pandemia, l’anno 2022 avrebbe dovuto essere l’anno della rinascita del nostro Paese e invece è drammaticamente iniziato con la guerra russa in Ucraina e tutte le terribili conseguenze di morti, feriti e distruzione di interi paesi e città.

Le conseguenze per noi e nel nostro settore sono state le impennate dei costi delle bollette energetiche di imprese e famiglie dovuto in particolare all’incremento di prezzo delle fonti fossili (in primis il gas metano importato dalla Russia per circa il 50% del fabbisogno nazionale) e il complicato lavoro diplomatico sul piano nazionale ed europeo per contrastare queste conseguenze potenzialmente nefaste per la nostra economia.

Il tema della sicurezza energetica è quindi balzato alle vette delle priorità del Governo – fatto testimoniato anche dalla nascita di un apposito ministero – e sono entrati nel dibattito pubblico, diventando di uso comune, locuzioni quali “mix energetico”, “approvvigionamento energetico”, “transizione energetica”.

In aggiunta quindi al ruolo già riconosciuto dal PNRR alla svolta ecologica nel modello di sviluppo del Paese, si è aperto uno spazio di visibilità importante per tutte le fonti energetiche rinnovabili, oltre che uno spazio concreto di finanziamento per i progetti che le riguardano.

Lo stesso Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ricordato questi concetti nel suo tradizionale discorso del 31 dicembre: “[…] L’energia è ciò che permette alle nostre società di vivere e progredire. Il complesso lavoro che occorre per passare dalle fonti tradizionali, inquinanti e dannose per salute e ambiente, alle energie rinnovabili, rappresenta la nuova frontiera dei nostri sistemi economici. […]”.

A più di un anno dallo scoppio del conflitto, tutti questi temi sono ancora sul tavolo e, ancor oggi, la guerra non sembra essere vicina a una tregua o ad una soluzione diplomatica.

Le conseguenze economiche su popolazione e imprese del caro energia sono state importanti; i clienti allacciati alle reti di teleriscaldamento a biomassa sono forse gli unici a non aver subito il rincaro della bolletta per il riscaldamento in questa stagione invernale, o ad aver subito incrementi minimi, del 5-10%, a differenza di chi si riscalda con il gas con aumenti tariffari anche oltre il 100% con l’inevitabile conseguenza di numerose lamentele da parte di utenti allacciati a reti di teleriscaldamento alimentate a gas fatte pervenire ad Arera, la quale, su incarico del Governo, ha avviato una indagine conoscitiva  sull’evoluzione dei prezzi e dei costi del servizio del teleriscaldamento, indagine chiusasi con la deliberazione del 2/11/2022 di cui abbiamo provveduto ad informare tutti gli Associati. 

Allo scoppio del conflitto FIPER aveva lanciato tra i suoi associati una campagna di raccolta fondi a favore dei bambini ucraini che ha permesso di raccogliere in tutto 13.375,00 euro, che ora siamo pronti a donare.

 All’assemblea chiedo di aiutarci a scegliere un soggetto a cui erogare il nostro contributo, tra due che abbiamo individuato, molto diversi per dimensioni e forma giuridica: UNCHR, l’alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, senza dubbio garanzia di serietà e trasparenza, oppure l’Associazione Sole Terre, in cui un medico italiano, Roberto Brambilla di Vimercate, sta facendo, dall’inizio del conflitto,  la spola tra Italia e Ucraina per operare i feriti di guerra (tra i quali,

purtroppo, troppi bambini) e insegnare a medici e infermieri ucraini le più avanzate tecniche chirurgiche per la cura delle ferite.

In seguito alle indicazioni che l’assemblea vorrà adottare, procederemo all’erogazione del contributo, tenendovi aggiornati in merito.

Ritornando all’analisi del mercato energetico, il 2022 è stato un anno particolare sul fronte delle fonti rinnovabili.

La crisi energetica, iniziata prima del conflitto ucraino ma da questo acuita, ha spinto molti operatori ed enti pubblici a rivolgersi a FIPER per ottenere pareri in merito alla realizzazione di nuovi impianti e/o alla trasformazione di quelli esistenti da sistemi alimentati a gas verso sistemi a fonti rinnovabili e in particolare a biomasse legnose.

Nel 2022 è stato costantemente intrapreso un intenso lavoro di lobby nazionale ed europea, di monitoraggio legislativo e proposta di modifica e miglioramento dei testi normativi sul piano regionale, nazionale e sovranazionale.

Quest’attività è stata condotta grazie alla collaborazione instauratasi con altre associazioni italiane del settore delle energie rinnovabili e alla partecipazione di FIPER all’interno dell’associazione europea Bioenergy Europe, nel cui direttivo è stata riconfermata lo scorso giugno la nostra dott.ssa Vanessa Gallo.

FIPER ha sempre partecipato attivamente al gruppo di lavoro sull’advocacy e sulla sostenibilità promossi da Bioenergy EU.

Questo intenso lavoro ha avuto un importante riconoscimento un mese fa, quando il trilogo (Parlamento, Consiglio e Commissione) dell’Unione Europea ha recepito, all’interno del processo di revisione della direttiva RED III, buona parte delle osservazioni prodotte dal lavoro congiunto all’interno di queste reti nazionali ed europee, volte a preservare la sostenibilità della filiera bosco-legno-energia e dell’uso a cascata delle biomasse legnose, messe in serio pericolo dalle prime formulazioni della direttiva come proposte in particolare dai Paesi del Nord Europa.

Sul piano della relazione con le istituzioni nazionali, FIPER ha partecipato attivamente a diversi tavoli e incontri istituzionali dedicati, non facendo mai mancare la propria voce a supporto del settore ed anche con numerosi Comunicati Stampa grazie anche alla nuova collaborazione avviata con la Dott.sa Margherita Brambilla, responsabile anche della comunicazione.

Possiamo solo accennare alle tante azioni portate avanti in quest’ambito: abbiamo preso parte a:

  • Gruppo di lavoro sulla filiera del legno del Ministero dell’Agricoltura;
  • Gruppo di Lavoro sulla sostenibilità delle biomasse e sulle garanzie di origine in recepimento della Direttiva RED 2 del Ministero dell’Ambiente;
  • Gruppo di Lavoro sulla misura del PNRR dedicata alla promozione di sistemi di teleriscaldamento efficiente del Ministero dell’Ambiente.
  • Gruppo di Lavoro Regolazione del teleriscaldamento promosso dall’Autorità per l’Energia, Reti e Ambiente.

Quest’ultimo aspetto merita un’attenzione particolare in riferimento all’indagine conoscitiva avviata da ARERA sulla definizione dei prezzi delle tariffe del teleriscaldamento. La posizione di FIPER in linea con la stragrande maggioranza dei Paesi europei riconosce il servizio di teleriscaldamento quale servizio che opera sul libero mercato e quindi in concorrenza con gli altri vettori energetici presenti sui territori montani e le aree interne (gasolio, pellet, legna, gpl). Un cliente allacciato ad una rete di teleriscaldamento a biomassa ha sempre la possibilità di optare per altra tipologia di riscaldamento qualora la ritenga più efficiente ed economica. Pertanto, la definizione della tariffa da parte di ARERA si rivela nella quotidianità del gestore un ulteriore aggravio amministrativo da adempiere.

 I vari gruppi di lavoro stati momenti di confronto importanti in cui FIPER ha avanzato e condiviso le istanze delle imprese associate per favorire fattivamente la filiera bosco-legno-energia.

Si è consolidata l’interazione con il GSE soprattutto per la messa in atto operativa dell’extrapower

A livello regionale, FIPER ha preso parte ad un convegno e ad un incontro formale con il Presidente Fedriga di Regione Friuli-Venezia Giulia per far fronte all’emergenza energetica e al caro bollette e a Gecko Fest 2022 in Umbria sulla Transizione Ecologica organizzato dal Prof. Franco Cotana dell’Università di Perugia, domani relatore al nostro Convegno. Ha inoltre partecipato attivamente al gruppo di lavoro di Regione Lombardia nell’ambito del PREAC.

Nel corso del 2022 è risultato prioritario e fondamentale unire le forze tra le diverse associazioni rappresentanti le biomasse legnose sul territorio nazionale per essere più incisivi nel negoziato europeo sulla Red 3.

Prodotto di questo lavoro sono stati:

  • a novembre l’appello congiunto di Fiper, Aiel, EBS, Elettricità Futura al Ministro Pichetto Fratin affinché si facesse portavoce in Consiglio europeo per l’abrogazione della definizione di biomassa legnosa primaria;
  • la lettera al ministro Lollobrigida per l’importanza della filiera bosco-energia nella messa in atto della Strategia Forestale Nazionale;
  • in apertura d’anno 2023 l’invito a intervenire rivolto al Commissario Gentiloni sempre sulla RED3, nella convinzione che fosse necessario creare una profonda consapevolezza sull’importanza della filiera biomassa-energia per l’economia dei territori montani e delle aree interne.

Un intenso lavoro coordinato e concertato tra le diverse associazioni per sensibilizzare il maggior numero di parlamentari, sottosegretari per salvaguardare e promuovere una fattiva gestione forestale sostenibile.

FIPER è anche prontamente intervenuta, segnalando all’Autorità per la Concorrenza una disparità di trattamento tra aziende del gas e delle biomasse (vedasi Valtellina, Trentino e Valle d’Aosta) ottenendo un totale riconoscimento delle proprie posizioni e contribuendo all’abbandono del progetto di metanizzazione dell’ Alta Valtellina da parte di F2I, fattore che ha di fatto ha aperto le porte al progetto di teleriscaldamento a biomasse legnose dei comuni di Tovo S. Agata, Mazzo di Valtellina e Lovero.

Così, a metà anno 2022, i tre comuni di Tovo, Mazzo e Lovero hanno rotto gli indugi proprio in seguito alla crisi del gas e al conseguente fallimento del progetto di metanizzazione della valle, scegliendo dunque di aderire al progetto europeo BeCOOP e di avviare uno studio di prefattibilità per la realizzazione di un nuovo impianto a biomasse legnose per i loro cittadini e favorendo lo sviluppo delle imprese boschive del territorio ed utilizzando anche gli scarti agricoli dei meleti e vigneti presenti nel territorio.

Grazie alle attività previste e finanziate dal progetto BeCOOP, FIPER ha potuto supportare questi tre comuni  accompagnandoli, grazie anche alla collaborazione con il Politecnico di Milano, in un percorso complicato di analisi dei bisogni e delle potenzialità del territorio, verso una scelta coraggiosa, ma senza dubbio lungimirante, che ora potrebbe entrare nella fase decisiva.

FIPER si è dimostrata un partner di ottimo livello in questo progetto, giocando un ruolo da protagonista in ogni sua fase, dimostrando serietà e professionalità, riconosciutale dai diversi partners, dal coordinatore di progetto e dal valutatore della Commissione Europea nelle riunioni di valutazione e monitoraggio del progetto BeCOOP, due delle quali sono state organizzate proprio da FIPER, a settembre 2022 in Valtellina e a marzo 2023 in Alto Adige (quest’ultima insieme a SEV).

Mi preme infine comunicarvi un altro risultato interessante.

Nel corso del 2022, in chiusura d’anno, FIPER ha avviato una collaborazione con il Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali (ESP) dell’Università di Milano, relazione che va ad aggiungersi alle collaborazioni già in essere con il Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari (DISAFA) dell’Università di Torino e al Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali dell’Università di Milano sul progetto di Regione Lombardia Usefol, focalizzato sullo sviluppo di sistemi innovativi per la valutazione della fornitura di servizi ecosistemici nelle foreste lombarde, e a quella con il Politecnico di Milano per il progetto BeCOOP.

La scelta di FIPER di intensificare il lavoro con le Università si è concretizzata in una serie di lezioni specifiche sulle bioenergie e le biomasse e sul teleriscaldamento tenute dalla Dott.ssa Vanessa Gallo e dalla Prof.ssa Paola Caputo agli studenti di diversi corsi di studio e ha una doppia ragione d’essere: ci permette da un lato di presidiare da vicino le punte più avanzate della ricerca accademico-scientifica nel nostro comparto, dall’altro di entrare in contatto diretto con giovani studenti, che si sono dimostrati molto sensibili e attenti alle tematiche riguardanti le energie rinnovabili e che nel giro di pochi anni diventeranno imprenditori, operatori o professionisti nel nostro settore e di aprire a loro un mondo di conoscenze, quelle della filiera bosco-legno-energia, spesso poco trattato anche dai corsi universitari.

Nel prossimo anno intendiamo proseguire a lavorare sui progetti e con l’intensità di cui vi ho parlato fino ad ora.

Con l’uscita di CMA da Fiper, comunicataci a settembre 2022, FIPER non rappresenterà più impianti di produzione di biogas e potrà dedicarsi in modo più specifico e dettagliato al comparto delle biomasse legnose.

Proprio per questo abbiamo pensato e avviato una campagna di acquisizione nuovi soci, contattando sia operatori di filiera sia gestori di impianti di teleriscaldamento che ancora non sono nostri associati, invitandoli ad entrare in FIPER. Questa campagna, di cui abbiamo messo il materiale in cartellina, ha già prodotto alcune nuove richieste di adesioni; ci auguriamo che nei prossimi mesi altre possano seguire, andando ad aumentare la rappresentatività di FIPER .

Non solo: nel corso dell’Assemblea avremo modo di presentare proposte di intervento della Federazione per il prossimo triennio in linea con l’orientamento europeo segnato dagli obiettivi 2050.

Investire sulla rete e partnership a livello nazionale ed europeo è la strada maestra per incidere maggiormente e farsi portavoce della filiera bosco-legno-energia, quale strumento di sviluppo locale e soprattutto di presidio e gestione del territorio.

Infine, come già discusso in precedenti incontri, per rendere più rispondente alle esigenze attuali ed alle necessità operative future, Vi proponiamo, nel corso della odierna assemblea la trasformazione di FIPER da Associazione non Riconosciuta a Fondazione di Partecipazione – Ente del Terzo Settore (ETS) con conseguente adozione di nuovo testo di Statuto e con conseguente richiesta di iscrizione al Registro Unico Nazionale del Terzo Settore (RUNTS). 

Come negli anni passati, in conclusione, desidero esprimere i più sentiti ringraziamenti a tutti i membri del Consiglio, ai Collaboratori ed agli Associati per la collaborazione prestata.

Ricordo, infine che nella prossima assemblea annuale 2024 si dovrà provvedere al rinnovo delle cariche sociali di FIPER Ets ed invito quindi, chi interessato, a presentare le proprie candidature.

Resilienza oggi: impariamo dal bosco

Le foreste hanno grandi risorse e capacità di rigenerarsi. A noi il compito di sostenere queste energie e di proteggere i nostri boschi, coltivandoli e pianificando in modo coordinato il loro sviluppo, per avere foreste giovani e forti. Ne abbiamo parlato con il prof. Giorgio Vacchiano – Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali – Produzione, Territorio, Agroenergia – Università degli Studi di Milano

1. Spesso si parla di resilienza per far fronte a questa fase storica turbolenta. Quale insegnamento possiamo trarre dall’ambiente forestale?

Le foreste sono sistemi complessi e interconnessi in cui ogni componente ha un ruolo importante nella salute generale. Ciò significa che quando una parte dell’ecosistema viene danneggiata, le altre parti cercano di adattarsi e compensare il danno. Questo ci insegna l’importanza di costruire una rete di supporto e di interdipendenza nelle nostre comunità, in modo da poter resistere e superare le difficoltà insieme.

In secondo luogo, le foreste hanno la capacità di rigenerarsi e adattarsi alle condizioni mutevoli dell’ambiente. Dopo un incendio, per esempio, l’ecosistema può rigenerarsi a partire dai semi dispersi dalle piante più resistenti o dai ricacci di quelle in grado di germogliare dal proprio ceppo danneggiato, Questo ci insegna che, anche quando le cose sembrano senza speranza, c’è sempre la possibilità di ricostruire e di adattarsi alle nuove circostanze.

Inoltre, le foreste sono in grado di mantenere l’equilibrio e la stabilità attraverso la diversità biologica e la cooperazione tra le specie. Più un ecosistema è ricco di specie e relazioni, più ha la capacità di resistere e reagire alle pressioni esterne, climatiche o di altro tipo. Questo perché una grande diversità di specie e di interazioni tra queste specie crea una rete di relazioni che sostiene l’ecosistema nel suo insieme. Con una grande diversità di specie, ci sono maggiori possibilità che alcune di esse siano in grado di adattarsi a nuove condizioni ambientali, come il cambiamento climatico o le specie invasive, fornendo anche servizi ecosistemici essenziali per la vita umana.

Infine, le foreste ci insegnano che la prevenzione è fondamentale per la resilienza. Se le foreste sono gestite in modo sostenibile e esperto, è possibile prevenire o i danni da incendi, siccità o tempeste di vento, o aumentare la velocità di ripresa del bosco dopo questi eventi. Questo ci insegna che la preparazione e la prevenzione sono fondamentali per mitigare gli effetti negativi delle crisi.

In sintesi, l’ambiente forestale ci insegna che la resilienza dipende dalla costruzione di una rete di supporto, dalla capacità di adattarsi alle nuove circostanze, dalla promozione della diversità e della cooperazione e dalla prevenzione. Questi insegnamenti possono essere applicati per far fronte alle sfide attuali e costruire comunità più resilienti.

 

2. Le foreste forniscono servizi ecosistemici essenziali per il benessere umano: produzione di materia prima rinnovabile, regolazione del clima e della biodiversità, mitigazione del cambiamento climatico e dei pericoli idrogeologici. Quali azioni ritiene prioritarie perché si possa rimettere al centro la gestione forestale quale incubatore di crescita e reddito per l’economia italiana?

Innanzi tutto, è importante investire nella gestione sostenibile delle foreste: la gestione forestale sostenibile è fondamentale per garantire la conservazione della biodiversità e degli ecosistemi forestali. Ciò include pratiche di gestione forestale che mantengono la salute dell’ecosistema, prevenendo le infestazioni di insetti, i danni climatici malattie e gli incendi, e promuovendo la rinnovazione naturale della foresta.

Serve inoltre investire in tecnologie innovative per la gestione forestale: l’utilizzo della selvicoltura di precisione, resa possibile dai sistemi di monitoraggio satellitare o dai modelli computerizzati di simulazione delle dinamiche forestali,  può supportare una pianificazione forestale più estesa ed efficace in un clima che cambia.

Dal punto di vista dell’offerta, gli investimenti richiedono di risolvere alcuni problemi strutturali della filiera forestale: stimolare l’aggregazione fondiaria, migliorare la viabilità e l’accessibilità ai boschi, aumentare il grado di formazione e innovazione tecnologica delle imprese forestali, stimolare i settori economici della prima trasformazione (le segherie) e dei vivai, migliorare e aggregare l’offerta di legname da opera nazionale (contratti di filiera, piattaforme di vendita del legno, concessioni multiannuali di gestione in proprietà pubbliche), qualificare l’offerta mediante la certificazione di gestione forestale sostenibile.

Dal punto di vista della domanda, è necessario rafforzare il lavoro di comunicazione nei confronti dei cittadini e dei consumatori, per diffondere una maggiore attenzione verso la sostenibilità dei prodotti legnosi e energetici acquistati, che include una maggiore valorizzazione del legno di provenienza domestica e una più intensa percezione dell’importanza dell’origine del prodotto forestale e del lavoro necessario a trasformarlo.

Nei confronti dei proprietari ritengo necessario un impegno culturale e tecnico per diffondere la consapevolezza dell’importanza climatica e occupazionale di un uso del legno a cascata, destinando alla produzione energetica solo gli scarti o i residui di lavorazione. 

È necessario promuovere la diversificazione economica: le foreste possono fornire una varietà di prodotti e servizi oltre alla produzione di legname, come i funghi e gli altri prodotti non legnosi, il turismo ecosostenibile e la terapia forestale, le attività ricreative, la protezione dal dissesto e l’assorbimento di carbonio. Riconoscendo ai gestori il giusto valore economico per tutte queste funzioni, troppo spesso ancora date per scontate, le foreste possono diventare un’importante fonte di reddito per le comunità locali e per l’economia nazionale.

Infine, è necessario rafforzare la cooperazione tra le parti interessate: la pianificazione forestale sostenibile deve essere partecipata con i proprietari forestali, i gestori, le comunità locali, i residenti delle comunità rurali e urbane, i cittadini che esprimono vari interessi nei confronti della foresta, e le autorità pubbliche. Rafforzare la cooperazione tra queste parti interessate può migliorare la gestione forestale e prevenire eventuali conflitti.

 

3. può brevemente illustrarci i risultati ottenuti dal progetto Usefol promosso da Regione Lombardia riguardo i crediti di carbonio derivanti dalla gestione forestale sostenibile? In che modo incoraggerebbe i decisori pubblici a pianificare efficacemente la gestione sostenibile delle foreste pubbliche e private.

Gli obiettivi di USEFOL sono promuovere la gestione attiva e sostenibile del patrimonio forestale in Valle Camonica e Valtellina e lo sviluppo di filiere corte basate su un maggiore collegamento e sinergia tra il sistema produttivo e il sistema industriale di trasformazione.

Per tale motivo il progetto USEFOL sta realizzando realizzare un modello di calcolo, integrato con Sistemi Informativi Geografici e con i database disponibili in Regione Lombardia, per fornire informazioni a livello di singola particella forestale in termini di biomassa legnosa prelevabile e di carbonio stoccato, e degli effetti di diverse opzioni di gestione sul bosco, sul legno prodotto e sulla capacità di assorbimento del carbonio, tenendo conto dell’andamento climatico previsto per i prossimi anni.

Prevedere quanto carbonio “aggiuntivo” le foreste dei territori studiati possono immagazzinare come risultato di una gestione ben fatta, e stimare il suo valore economico per aziende interessate a completare il loro percorso si neutralizzazione delle emissioni, potrà darci un’idea di come una gestione dei boschi “climaticamente intelligente” possa generare valore economico e ambientale per tutta la comunità.

 

4. Cambiamento climatico e foreste alpine/appenniniche; che ruolo potrebbero giocare per mitigarlo, anziché subirlo?

In Italia le foreste assorbono oggi dal 5% al 9% delle emissioni annue di CO2. Una cifra modesta, dovuta alla quantità eccessiva di inquinamento climatico di cui siamo responsabili come Paese, ma che rischia addirittura di diminuire a causa degli stress climatici a cui le foreste stesse sono sottoposte (incendi, siccità, danni da vento e insetti). Esistono tuttavia azioni che possiamo intraprendere per diminuire le emissioni dovute a danni climatici e aumentare gli assorbimenti nelle foreste e nei loro prodotti:

Per prima cosa, si dovrebbe estendere la superficie interessata da piani di gestione forestale, l’unico strumento in grado di farci conoscere le caratteristiche dei boschi di un certo territorio, assegnare le rispettive “vocazioni”, prevedere le vulnerabilità e agire per prevenirle

È fondamentale investire in selvicoltura preventiva, cioè una gestione del bosco che renda la foresta meno vulnerabile ai danni climatici modificando, in modo compatibile con l’ambiente, la sua composizione e la sua struttura

Serve inoltre aumentare la durata dei prodotti in legno che ricaviamo dal bosco, in modo da mantenere la CO2 intrappolata a lungo al loro interno e usandoli anche per sostituire materiali più clima-impattanti come il cemento, l’acciaio o la plastica;

Inoltre, è importante utilizzare il legno per produrre energia secondo il principio dell’uso a cascata (solo scarti o residui) e monitorare e prevedere i possibili effetti del cambiamento climatico: il monitoraggio degli effetti del cambiamento climatico sulle foreste (cambiamenti nella crescita degli alberi, nella biodiversità forestale e nella suscettibilità agli incendi) può aiutare a identificare le azioni prioritarie da intraprendere per mitigare gli effetti negativi.

Infine, dobbiamo insistere nel promuovere la biodiversità e la connettività ecologica tra foreste, caratteristiche profondamente associate a una maggiore resistenza e resilienza agli eventi climatici estremi.

Società benefit: economia al servizio del territorio

Le società benefit sono già qualche migliaio in Italia, ma ancora in pochi sanno cosa sono e soprattutto conoscono le loro potenzialità nel settore delle comunità dell’energia. Ne abbiamo parlato con l’On. Mauro Del Barba, Presidente di Assobenefit – Associazione Nazionale per le Società Benefit.

1. Cos’è esattamente una società benefit? Tutte le aziende possono diventare società benefit?

Le Società Benefit sono le società del futuro, quelle sostenibili per DNA! L’Italia, come Stato sovrano, le ha introdotte per prima attraverso la Legge di Stabilità 2016, che definisce Società Benefit quelle società che nell’esercizio di una attività economica, oltre allo scopo di dividerne gli utili, perseguono una o più finalità di beneficio comune e operano in modo responsabile, sostenibile e trasparente nei confronti di persone, comunità, territori e ambiente, beni ed attività culturali e sociali, enti e associazioni ed altri portatori di interesse. Mentre le società tradizionali perseguono l’unico scopo di profitto, le Società Benefit sono espressione di un paradigma diverso, caratterizzato dal cosiddetto double purpose, dal duplice scopo, includendo il benessere delle persone e dell’ambiente nel proprio operato, pur restando l’impresa for profit

Secondo la normativa, tutti i tipi societari previsti dal codice civile possono utilizzare il modello della Società Benefit modificando il proprio Atto costitutivo/Statuto e inserendo nell’oggetto sociale gli scopi di beneficio comune generale (operare in modo responsabile, sostenibile e trasparente nei confronti degli stakeholder) e specifico (il perseguimento una o più specifiche finalità di beneficio comune). 

2. Quali sono gli aspetti peculiari della società benefit rispetto a un’impresa che già attua la responsabilità sociale di impresa – CSR?

Essere una Società Benefit vuol dire inscrivere l’impegno a favore dell’ambiente e della società e la propria etica nello statuto aziendale. Ha le sue origini certamente nella Responsabilità Sociale d’Impresa ma ne rappresenta un’evoluzione che la rinnova del tutto: la finalità sociale è obiettivo vincolante, connesso al core business imprenditoriale. Si tratta quindi di una profonda innovazione del concetto stesso di impresa: la Società Benefit, infatti, deve avere una governance differente, che persegua entrambi gli obiettivi e una gestione più allargata e responsabile che, oltre a misurare il valore economico prodotto, valuti l’impatto operato sulla società e lo comunichi in modo trasparente.

3. Perché un’azienda dovrebbe scegliere di trasformarsi in una società benefit? Quali sono i vantaggi?

Oggi le aziende sono tempestate da richieste di sostenibilità e gli imprenditori hanno capito che non si tratta di una moda passeggera, però non sanno bene quali scelte compiere né dove investire. Diventare SB significa scegliere un assetto, giuridico prima di tutto, organizzativo di conseguenza, che consente di affrontare meglio le sfide. Intanto quella del “purpose of corporate”, che chiaramente è pervasivo: nessuna società oggi può permettersi di qualificarsi sul mercato per la sua sola buona Trimestrale. E’ una rivoluzione copernicana! Definire il corporate purpose non è un esercizio di compliance e molte imprese balbettano nel racconto su quale sia il proprio scopo sociale o ambientale rischiando di sfociare continuamente nel greenwashing. Le società benefit, invece, ne fanno una ragione costitutiva, protetta dalla legge; con questo assetto risultano più solide e strutturate nella nuova competizione sostenibile e per questo più attrattive sotto diversi aspetti: dal vantaggio reputazionale e di brand awareness, attraverso la valorizzazione dell’impatto positivo di carattere non finanziario, al talent attraction delle risorse umane; e ancora, tra i benefici, vi rientrano un maggior peso nelle relazioni con banche e investitori finanziari, la possibilità di favorire l’attuazione del modello organizzativo ex D.lgs. 231/2021 e la spinta al miglioramento, che nelle società benefit è continuo e prende in considerazione le proprie performance a 360 gradi.

Chiaramente è importante che cresca anche la disciplina della misura delle valutazioni e dell’impatto, che è uno degli obblighi cui sono sottoposte le società benefit. È un tema a cui si stanno dedicando università, centri studi e di ricerca pubblici e privati e nel futuro siamo certi rivestirà un ruolo importante sia per le società benefit che per le società che ancora non hanno scelto di adottare questa qualifica giuridica.

4. Quante sono le società benefit in Italia? E nel resto d’Europa?

Al 31 dicembre 2022, sono state rilevate 2.626 Società Benefit in Italia (elaborazione basata sull’estrazione dell’Osservatorio Società Benefit Infocamere – Camera di commercio di Taranto, ndr).

5. Quali possono essere le applicazioni delle società benefit nel campo delle bioenergie e delle energie rinnovabili?

Le bioenergie e le energie rinnovabili costituiscono un settore chiave per avanzare sugli aspetti di sostenibilità ambientale, non a caso la tassonomia dell’UE vi ha dedicato una parte preponderante del proprio lavoro di classificazione. Come Assobenefit riteniamo che le società benefit possano qualificare nel modo migliore le imprese che operano allo scopo di promuovere la produzione ed il consumo di energia prodotta da fonti rinnovabili, anche ai fini della costituzione di Comunità energetiche rinnovabili (CER), e non necessariamente solo nella forma di società cooperative. C’è una reale possibilità che anche le società benefit (società S.p.A. SB) possano diventare CER e stiamo lavorando sull’opzione. In ogni caso, come per tutte le imprese, la qualifica di società benefit garantisce una governance più attenta e trasparente rispetto alla gestione dei rischi ambientali e sociali cui le società del settore sono esposte. Inoltre, oltre ai tipici vantaggi, possono godere di maggiore attrattività degli investimenti, maggiore bancabilità, legami col territorio più solidi e capacità di attrarre i giovani talenti al proprio interno.

6. Quali sono gli sviluppi futuri, a livello legislativo, che possono riguardare le società benefit?

Il tema dell’evoluzione normativa è un tema che, come Assobenefit, abbiamo presente da sempre: siamo stati promotori della legge per il public procurement che ha previsto di valorizzare questo tipo di imprese nelle forniture e appalti pubblici, con la possibilità per le stazioni appaltanti di dare dei punti aggiuntivi alle società benefit. Abbiamo inoltre incentivato una norma che assegna al Governo il compito di promuovere le società benefit nella consapevolezza che sia necessario diffondere questa nuova cultura imprenditoriale su tutto il territorio italiano, verso le altre imprese “tradizionali”, gli operatori finanziari e di mercato. Ci proponiamo di presidiare temi che rappresentino la frontiera su cui le società benefit sono chiamate a competere e che potrebbero divenire oggetto anche di evoluzione normativa. Sicuramente con l’arrivo della Direttiva sulla comunicazione societaria sulla sostenibilità (Direttiva CSRD, Corporate Sustainability Reporting Directive) e con la sua adozione nella legislazione italiana sarà utile, se non necessario, porsi il tema di come adeguare gli allegati “A” e “B” della legge sulle società benefit, avendo ben presente un obiettivo: le società benefit vogliono porsi come un modello all’avanguardia nel panorama delle imprese vocate alla sostenibilità e, quindi, devono rimanere nella parte avanzata di questo dibattito. Ciò comporta che di fronte ad uno standard europeo, tutte le società benefit dovranno fare una valutazione d’impatto che sia almeno pari, se non superiore, allo standard europeo.

Le priorità di FIPER per il 2023

Intervista con il presidente di FIPER Walter Righini

Il 2022, che ci lasciamo alle spalle, è stato un anno che non ci scorderemo facilmente. Lo abbiamo accolto con grandi speranze, poiché riponevamo in esso la speranza di uscire definitivamente dalla crisi pandemica, ma ci siamo ritrovati ben presto invischiati in un’altra grave crisi globale, drammaticamente apertasi con la guerra russa in Ucraina. Le ripercussioni sulle nostre vite sono ben note a tutti, con le impennate dei costi delle bollette energetiche di imprese e famiglie e il costante e complicato lavoro diplomatico sul piano nazionale ed europeo per contrastare queste conseguenze potenzialmente nefaste per la nostra economia.

In seguito a tutto ciò, anche in Italia è diventata chiara a tutti ed apertamente esplicitata dal Governo stesso la necessità di renderci indipendenti dalla fornitura di gas dei paesi esteri in generale e da quella russa in particolare, attraverso la spinta e l’accelerazione verso una transizione energetica che ci garantisca la sicurezza di approvvigionamento. Una transizione che presuppone maggiori investimenti sulle energie rinnovabili.

Le bioenergie hanno dimostrato in questa fase di poter essere una reale alternativa al gas russo: i prezzi del teleriscaldamento alimentato a biomasse legnose si sono mantenuti pressoché stabili (subendo al massimo incrementi del 5-10%), mostrando così la loro forza e stabilità grazie ad un sistema locale e sostenibile di approvvigionamento della materia prima, indipendente quindi dai rivolgimenti geopolitici e dalle conseguenti oscillazioni del mercato internazionale dell’energia.

Attualmente le bioenergie rappresentano circa il 60% della quota di energia rinnovabile in Europa, ricoprendo il 13% del mix energetico e generano quasi un milione di posti di lavoro. In Italia contribuiscono al 43% della produzione rinnovabile e all’8% dei consumi totali, con un potenziale sufficiente a sostituire oltre 10 miliardi di metri cubi di gas, vale a dire più del 30% del gas importato annualmente dalla Russia, con ricadute economiche che superano i 37 miliardi di euro all’anno.

Anche a livello governativo il 2023 si apre con una nota positiva: Fiper ha manifestato il proprio apprezzamento per la misura inserita nella legge di bilancio deliberata a fine anno che riduce l’aliquota l’IVA al 5% anche per il servizio di teleriscaldamento, equiparandolo in questo modo alla misura già adottata per la fornitura di gas nel mercato domestico. Un primo segnale verso il perseguimento del mix energetico nel settore del riscaldamento e una scelta che contribuirà a rendere ancora più competitivo il teleriscaldamento rinnovabile, in particolare alimentato a biomassa legnosa. Questa riduzione, volta a calmierare il caro bollette, permetterà anche a chi non si è ancora allacciato alle reti di valutare la convenienza del servizio.

Una misura necessaria, ma non sufficiente! Crediamo, per esempio, che molto si possa ancora fare sul fronte dei fondi volti a sostenere nuove reti di teleriscaldamento efficienti o l’ampliamento delle esistenti: ben più della metà delle richieste pervenute al bando del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, promosso a partire dalle risorse del PNRR, sono infatti rimaste senza finanziamento.

È chiaro che servono molte più risorse se vogliamo raggiungere gli obiettivi che lo stesso PNRR ci impone, sia in termini di rilancio del sistema Paese, sia di risorse elargite e quindi investite. Dal momento che le domande di finanziamento non mancano, chiediamo con forza al Governo che vengano identificate e destinate al più presto risorse necessarie a finanziare tutti i progetti già selezionati rimasti senza un sostegno economico. Non dimentichiamo che il governo tedesco ha allocato ben 2,98 miliardi di euro per il sostegno al teleriscaldamento, una cifra che fa impallidire quella ben più timida di soli 200 milioni di euro stanziata dal nostro governo, la quale infatti è riuscita a finanziare solamente 29 dei 118 progetti presentati dai territori dei quali infatti ben 60 sono stati  dichiarati ammissibili ma non finanziati.

C’è un altro tema su cui Fiper sta lavorando e intende proseguire il proprio impegno, nella convinzione che rappresenti una strategica chiave di lettura del futuro energetico del paese: le comunità dell’energia rinnovabile (CER).

Le CER, infatti, sono state definite dalla Direttiva europea RED II come un modello di autoconsumo collettivo per energia termica ed elettrica, ma l’Italia ha recepito il testo della direttiva limitando le incentivazioni alla sola produzione di energia elettrica derivante da fonti rinnovabili. Fiper ha proposto e continuerà il confronto con le istituzioni affinché la produzione e l’autoconsumo collettivo di energia termica vengano inclusi nel sistema di incentivazione., Del resto, la misura permetterebbe di allinearsi al dettato europeo, dando così maggior stimolo alla nascita di nuovi sistemi di teleriscaldamento locali sostenibili e a filiera corta, in particolare nelle zone montane del Paese, che possano rappresentare per queste ultime un reale motore di sviluppo territoriale.

Proprio con quest’ottica Fiper sta lavorando alla costruzione di una comunità dell’energia in Valtellina per dotare i tre comuni di Mazzo di Valtellina, Lovero e Tovo Sant’Agata di un sistema di teleriscaldamento a biomasse legnose vergini, materia prima abbondante nei boschi privati e pubblici dei tre comuni.

Lo studio di prefattibilità di questo progetto, che si prefigge obiettivi ambientali (quali l’abbattimento delle emissioni in atmosfera e la gestione sostenibile dei boschi attualmente abbandonati) e socioeconomici (come la riduzione dei costi di approvvigionamento dell’energia e l’avvio di una filiera locale che parte dalla gestione delle foreste e finisca ad alimentare l’impianto di teleriscaldamento) è stato possibile grazie alla partecipazione nel progetto europeo BeCOOP, di cui Fiper è partner pilota per l’Italia e che entra nel terzo e ultimo anno di attività.

L’esperienza del progetto BeCOOP ha dimostrato quanto sia importante la presenza in una dimensione europea per una realtà come Fiper, se vogliamo continuare ad essere avanguardia dei temi più innovativi e creare una rete sovra nazionale nella quale sperimentare le nuove frontiere del comparto e portare in luce, nei luoghi decisivi, le istanze del settore.

Non a caso ci siamo ricandidati come componenti del board europeo Bioenergy Europe e siamo soddisfatti di essere stati riconfermati. È matura ormai la consapevolezza che sia fondamentale per la Federazione partecipare attivamente al lavoro di lobby che viene svolto direttamente a Bruxelles, dove le maggiori decisioni in materia di energia sono formulate e deliberate.

In particolare, ancora aperta è la questione relativa alla definizione di “biomassa legnosa primaria” all’interno dell’iter deliberativo della RED III.  È necessaria una continua vigilanza, affinché non si commetta l’errore di varare una norma che finisca per deprimere pesantemente la filiera bosco-legno-energia e l’uso a cascata del legno, divenendo in questo modo un vero ostacolo al rilancio del settore delle bioenergie, oltre che una vera e propria contraddizione con gli obiettivi della stessa Unione Europea.

L’anno che si è appena aperto ci vedrà impegnati anche nello studio e approfondimento, nel settore delle bioenergie, delle potenzialità delle società benefit le quali attualmente sono circa 2500 in tutt’Italia, distribuite nei più diversi settori produttivi. In questo campo si può aprire infatti un’interessante opportunità per le aziende che producono energia da fonti rinnovabili in quanto realtà già impostate come imprese con un approccio attento alla sostenibilità sociale e ambientale e che quindi possono abbastanza facilmente migrare verso questo tipo di configurazione giuridica, usufruendo di alcune agevolazioni e fondi ancora poco sfruttati in Italia.

In conclusione, possiamo affermare che il 2023 si presenta denso di appuntamenti importanti e sicuramente impegnativo e laborioso perché si trasformi questa crisi energetica in un forte accelerazione verso l’impiego delle fonti rinnovabili, attuando di fatto una transizione reale verso un’economia a basse emissioni e la creazione di nuovi posti di lavoro. Per l’Italia, una grande occasione di crescita e sviluppo sostenibile! Fiper continuerà a vigilare e non mancherà di far sentire la propria voce ogni volta che ce ne sarà bisogno, nella consapevolezza che gli obiettivi dei produttori di energie da fonti rinnovabili siano, oggi più che mai, gli stessi di tutto il Paese e dell’Europa.

Il nuovo presidente di Bioenergy Europe: le bioenergie sono il nostro futuro!

Lo scorso 23 novembre il board europeo Bioenergy Europe ha eletto il nuovo Presidente, l’austriaco Christoph Pfemeter, della Austrian Biomass Association. Fiper lo ha subito intervistato per capire quali saranno le principali direttrici delle sue azioni in veste di presidente.

Intervista con Christoph Pfemeter, President Bioenergy Europe

Ora che è stato eletto nuovo Presidente di Bioenergy Europe, quali saranno le priorità per l’associazione?
 Le negoziazioni relative al Green Deal sono andate nella direzione sbagliata: porre obiettivi molto alti sull’energia rinnovabile e la decarbonizzazione, senza aumentare e sostenere l’uso delle bioenergie non può funzionare. Sentir etichettare il gas fossile o l’energia atomica come “green” sembra uno scherzo. Dobbiamo invece riportare nella nostra agenda la diffusione ed espansione delle bioenergie.

Quali sono le principali sfide che la filiera del legno deve fronteggiare nel breve e luongo periodo?
Nel breve termine, una delle sfide più grandi sarà quella di fronteggiare l’andamento incoerente dell’UE, con tutti gli oneri che la Commissione e il Parlamento dell’UE cercano di imporre ai settori forestale e bioenergetico. La RED II non è stata pienamente attuata e per la RED III stiamo ancora discutendo di enormi cambiamenti. Abbiamo bisogno di maggiori investimenti nel nostro settore, invece di complicati e pesanti regolamenti UE e di incertezze, che si basano solo su decisioni emotive. Dobbiamo tutti massimizzare il potenziale delle energie rinnovabili e lasciare che la biomassa sostenibile entri nel mercato, eppure, allo stesso tempo, il Parlamento europeo sta discutendo di limitazioni all’uso della biomassa. Questo porterebbe a carenze, prezzi volatili e, di conseguenza, a case fredde e a un maggiore utilizzo di energia fossile.

La gestione sostenibile delle foreste è fondamentale per garantire sufficienti serbatoi di carbonio e per prevenire i rischi idrogeologici. Quali azioni intende intraprendere Bioenergy Europe per sensibilizzare l’opinione pubblica e i politici sulla necessità di pratiche di gestione forestale sostenibile, come i piani annuali di taglio e potatura degli alberi, se vogliamo garantire la salute delle foreste
Dobbiamo essere molto chiari nei nostri messaggi e alzare la voce su questo argomento: abbracciare gli alberi è un bell’hobby e può essere un modello di business per alcune persone e ONG, ma non è una soluzione per combattere efficacemente il cambiamento climatico e rafforzare la salute delle nostre foreste. La bioenergia è una parte integrata e importante della gestione sostenibile delle foreste: su questo non c’è alcun dubbio.

Quali strumenti ha a disposizione l’UE per chiarire una volta per tutte che il legno è una risorsa rinnovabile?
La UE dovrebbe cambiare la sua attuale politica. Abbiamo bisogno di nuove iniziative per l’utilizzo di legno di alta qualità, come il New European Bauhaus, per sostenere le costruzioni in legno. Per ogni tonnellata di legno massiccio che utilizziamo come materiale da costruzione in un edificio, abbiamo 6-10 tonnellate di sottoprodotti (dalla foresta fino al cantiere) che possono essere utilizzati per l’energia e per sostituire i combustibili fossili. La gestione sostenibile delle foreste garantisce elevati stock di carbonio; le costruzioni in legno immagazzinano carbonio; le bioenergie sostituiscono i combustibili fossili e possono persino fornire tecnologie a emissioni negative come BECCS (Bioenergy with carbon capture and storage)  o il BioCoal, soprattutto quando non c’è più richiesta di sostituzione dei combustibili fossili. Le sinergie tra i settori della silvicoltura, della lavorazione del legno e delle bioenergie formano una squadra imbattibile per la lotta al cambiamento climatico.

Come pensa di portare la sua esperienza nel settore forestale e nella politica dell’UE nel suo nuovo ruolo di presidente?
La bioenergia è un’energia prodotta dalla terra. Viene gestita dalle regioni rurali in modo concreto e sostenibile. È innegabile che le politiche climatiche siano spesso guidate dalla preoccupazione delle città per l’ambiente e il clima e siano altamente teoriche. Questo porta a molti fraintendimenti. In Austria abbiamo trovato un buon equilibrio tra teoria e pratica e le cose stanno andando avanti. Questo perché  entrambe le parti hanno un interesse vitale a rimanere al di sotto di 1,5 gradi Celsius ed entrambe sono disposte a lavorare a stretto contatto. Mi impegnerò a fondo per cercare di metterle in contatto anche a livello europeo.

Abbiamo milioni di persone che utilizzano le bioenergie e che lavorano nel settore, in migliaia di piccole e medie imprese. Dobbiamo usare il loro potere, le loro conoscenze e le loro reti per mostrare ai politici dell’UE ciò che abbiamo già realizzato e per convincerli che dobbiamo proseguire nel sostituire ulteriormente i combustibili fossili. La politica dell’UE si basa attualmente su un grande mercato unico armonizzato e tende a implementare soluzioni uniche. Questo potrebbe funzionare per le aziende produttrici di combustibili fossili, che sono oligopoli che partecipano al commercio internazionale. Le bioenergie, invece, si basano su molte risorse diverse e su vari usi regionali, ciascuno adattato alle condizioni locali. In totale, meno del 5% dell’uso europeo di bioenergia proviene dal commercio con i Paesi terzi.

Qual è la sua visione per il future del settore delle bioenergie?
Il nostro obiettivo dovrebbe essere quello di costruire un sistema energetico privo di combustibili fossili, insieme all’eolico, all’idroelettrico, al fotovoltaico e alle altre fonti rinnovabili, entro i prossimi 20 anni. Sono convinto che le bioenergie sostenibili lo rendano possibile e che rimaranno una fonte energetica rinnovabile fondamentale, nel settore del riscaldamento, dell’industria e dei trasporti. La rilevanza della bioenergia diventerà sempre più evidente, in quanto integra le fonti rinnovabili intermittenti grazie alla sua immagazzinabilità e flessibilità.

Quali sono le sue aspettative sul risultato dei negoziati sulla RED?
Le politiche energetiche basate su campagne emotive delle ONG possono portare a risultati errati. Nelle regioni con scarsa esperienza in materia di silvicoltura sostenibile, queste campagne hanno un’enorme influenza su chi prende le decisioni. Tuttavia, sono convinto che gli Stati membri abbiano più buon senso e che in futuro punteranno sulle bioenergie. Sulla base delle statistiche energetiche e della fiducia nelle istituzioni forestali, i responsabili politici sanno che non riusciranno a passare alle energie rinnovabili e alla decarbonizzazione senza ricorrere alle bioenergie.

Se avesse una bacchetta magica e potesse cambiare una cosa nel contesto della legislazione attuale, quale sarebbe
Implementerei criteri minimi per gli standard sociali e ambientali per i combustibili fossili. Non li chiamerei criteri di sostenibilità, perché i combustibili fossili non possono essere prodotti in modo sostenibile, ma al momento la bioenergia è l’unica fonte energetica che deve rispettare gli standard ambientali. Sebbene ritenga che questi criteri siano importanti per garantire le best practices per la bioenergia, quando si tratta di combustibili fossili nessuno fa richieste simili. Siamo tutti d’accordo sul fatto che i combustibili fossili siano dannosi e che debbano essere gradualmente eliminati, ma se avessimo questi standard minimi, faremmo luce su quanto siano dannosi e metteremmo in chiara evidenza il costo effettivo del loro continuo utilizzo.

Più di 550 scienziati chiedono per il clima una gestione sostenibile dei boschi

La comunità scientifica si mobilita per sostenere la gestione sostenibile dei boschi e maggiore attenzione da parte delle istituzioni europee: 550 scienziati e ricercatori del settore ambiente-foreste-energia firmano una lettera per chiedere regole concrete e applicabili per preservare le foreste dall’incuria, mantenerle vive, sane, produttive e renderle protagoniste della transizione energetica.

Bioenergy Europe, il board europeo che raccoglie le associazioni dei vari paesi produttrici di energia da biomassa, diffonde questa lettera e auspica maggiore attenzione e sensibilità da parte delle istituzioni europee verso il settore.

Fiper si fa promotrice di questa campagna e si impegna per la diffusione della corretta informazione sulla produzione e sull’uso a cascata del legno e sulla filiera bosco-legno-energia, affinché diventi chiaro quanto importante sia questo settore per la realizzazione della transizione energetica in Italia e in Europa.

Bioenergy Europe accoglie con favore la lettera aperta mandata oggi ai presidenti europei Ursula Von der Leyen, Charles Michel e Roberta Metsola, nella quale viene indicato un ampio sostegno scientifico al settore forestale e della bioenergia.

Firmata da più di 550 scienziati, e con il supporto della comunità scientifica internazionale, la lettera chiede per il clima una gestione intelligente dei boschi. Infatti, i boschi giocano un ruolo fondamentale per il nostro ambiente, poiché immagazzinano carbonio e sono in grado di mitigare i cambiamenti climatici, aumentando al contempo la biodiversità. Tuttavia, il cambiamento delle condizioni climatiche, che mette sempre più a rischio i nostri boschi, può essere ridotto solo con una gestione sostenibile ed uso di prodotti, sottoprodotti e residui forestali, così da assicurare un’economia sostenibile e la produzione di energia rinnovabile.

La lettera sottolinea che è possibile evitare le emissioni di CO2 da combustibili fossili esclusivamente attraverso una corretta gestione dei boschi e dell’utilizzo a cascata del legname. La gestione dei boschi si concentra sul mantenimento della salute dei boschi stessi e sulla produzione del legno, ma un inevitabile sottoprodotto della raccolta, della lavorazione e della produzione, è la generazione di materiale di bassa qualità che ha un uso limitato o nullo oltre a quello energetico.

I vantaggi climatici dei prodotti in legno sono numerosi, in quanto possono essere utilizzati per creare oggetti di lunga durata, sostituendo materiali a più alta intensità energetica. Inoltre, possono costituire una fonte di energia rinnovabile, creando sinergie con altre industrie forestali e contribuendo in modo significativo alla politica climatica dei Paesi dell’UE. La transizione energetica è una componente integrale di un bosco ben gestito e dei relativi prodotti in legno, si legge nella lettera.

I negoziati in corso a livello europeo sulla direttiva sulle energie rinnovabili rappresentano una grande opportunità per aumentare le ambizioni ambientali. Tuttavia, un divieto dell’uso del legname proveniente da boschi gestiti in modo sostenibile, per la produzione di energia, non porterebbe ad alcun vantaggio per la biodiversità e ostacolerebbe una bioeconomia circolare.

La lettera conclude che una gestione forestale sostenibile, che mantenga costanti i volumi di boschi e ne utilizzi solo l’accrescimento per uso a fini produttivi ed energetici, è “intelligente dal punto di vista climatico”.

Secondo l’autore principale, il Prof. Roland Irslinger, il termine Climate Smart Forestry (CSF) integra gli obiettivi climatici con la gestione forestale. La CSF non significa soltanto immagazzinare carbonio negli ecosistemi forestali/boschivi, ma include la riduzione delle emissioni di gas serra, l’aumento della resilienza dell’ecosistema forestale, i criteri per la biodiversità e l’aumento sostenibile della produttività e del reddito dei proprietari forestali nella strategia di gestione forestale. Il QSC tiene conto delle peculiarità regionali, dei fattori naturali e delle circostanze socioeconomiche degli Stati membri dell’UE. Cerca sinergie con altre politiche che possono avere un impatto sul settore forestale, come le politiche rurali, industriali, energetiche e della biodiversità. 

Irene di Padova, direttore delle politiche di Bioenergy Europe, sottolinea: L’attuale discussione sulla gestione sostenibile dei boschi e sulla bioenergia è spesso guidata da pregiudizi e non riflette la realtà secondo la letteratura scientifica e forestale. Se vogliamo raggiungere gli obiettivi climatici dell’UE, dobbiamo trovare regolamenti e linee guida praticabili e applicabili che tengano conto della multifunzionalità dei boschi.

Leggi la lettera degli scienziati