Un ente regionale che si occupa di foreste e ambiente: alla scoperta di IPLA

Per conoscere meglio l’ente regionale piemontese, Fiper ha intervistato Pierpaolo Brenta, dottore forestale dell’Area “Foreste e Biodiversità” di IPLA spa.

IPLA S.p.a., Istituto per le Piante da Legno e Ambiente, è una società controllata da Regione Piemonte, Fondato con Legge istitutiva n. 12/1979, in seguito all’acquisizione dell’Istituto Nazionale per le Piante da Legno “G. Piccarolo” (I.N.P.L.), operativo dal 1954 come centro di ricerca sulle specie arboree a rapida crescita dell’Ente nazionale Cellulosa e carta, complementare all’Istituto per la pioppicoltura di Casale Monferrato.

L’IPLA opera nei settori della sperimentazione, dell’assistenza tecnica al governo del territorio e delle risorse naturali, della gestione, della formazione professionale e della redazione di piani, progetti, inventari e dei monitoraggi ambientali.

L’Istituto opera nei seguenti ambiti:

  • foreste, paesaggio, tutela della biodiversità, formazione professionale forestale
  • sviluppo rurale, tutela del suolo, patologie ambientali
  • filiere del legno, biomasse, energie rinnovabili
  • ciclo di rifiuti.

A supporto dei progetti territoriali, inoltre, l’Istituto si occupa dello sviluppo di prodotti informatici e cartografici (Banche dati, GIS), di attività di telerilevamento, e della realizzazione grafica di prodotti editoriali e multimediali.

L’IPLA è attualmente strutturato in due Aree tecniche:

l’Area “Foreste e Biodiversità” e l’Area “Territorio e Agricoltura” e 3  Servizi “Contabilità, Personale, Segreteria“, “Cartografia, Telerilevamento, ICT” e “Gestione aziende“.

È dotato inoltre di laboratori e strutture in grado di fornire supporto tecnico-scientifico allo studio dei suoli, alla tartuficoltura e funghicoltura, di patologie e parassiti, alla caratterizzazione delle biomasse e dei rifiuti, alla vivaistica forestale.

All’IPLA lavorano 39 dipendenti con diversi profili professionali, affiancati da una rete di collaboratori e professionisti esperti, a copertura di un’ampia tipologia di discipline tecnico-scientifiche, quali: Agronomia, Arboricoltura, Bioenergia, Cartografia, Informatica, Ecologia del paesaggio, Entomologia applicata, Fitopatologia, Fitosociologia, Geo-Botanica, Geologia, Micologia, Pedologia, Pianificazione silvo-pastorale e naturalistica, Selvicoltura, Telerilevamento. La sede comprende un’azienda agro-forestale di 30 ettari, inserita nel Parco naturale e sito Natura 2000 della Collina di Superga il cui corpo centrale, costituito da un parco di notevole valore ambientale, paesaggistico e architettonico, ospita le palazzine destinate a uffici e laboratori. La parte restante della tenuta è occupata da prato-pascoli mantenuti come habitat d’interesse comunitario, arboreti e boschi di latifoglie gestiti secondo i principi della selvicoltura naturalistica, anche per produrre biomassa per risaldamento degli edifici.

2. Qual è secondo IPLA la situazione della filiera bosco-legno-energia in Piemonte? Quanti operatori ci sono, come lavorano e quali difficoltà incontrano?

I dati numerici disponibili a cui possiamo fare riferimento sono:

  • le imprese/operatori e i quantitativi di biomassa forestale utilizzati risultanti dall’Albo delle imprese forestali (https://www.servizi.piemonte.it/srv/taif/) che Regione Piemonte gestisce col contributo di IPLA;
  • le comunicazioni e dei progetti di tagli caricati sugli applicativi di Regione Piemonte dai titolari delle imprese o dai loro tecnici forestali di riferimento;
  • il Catasto impianti termici (CIT), che tuttavia comprende solo una minima parte dei generatori e degli impianti domestici alimentati con biomasse forestali.

I dati del 2023 dell’Albo indicano la presenza di 686 imprese (+ 194 rispetto al 2020), di cui 671 piemontesi (Sezione A) e 15 con sede fuori Regione (Sezione B); il 42% di queste svolge prioritariamente attività di utilizzazione forestale, per sé o conto terzi; il 72% risulta essere una ditta individuale. Le ditte certificate sono il 18% ma in costante crescita; il 67% indica di produrre assortimenti per triturazione ai fini di energetici, o per pannelli o cippato.

Il 52% degli operatori ha seguito almeno un corso di formazione del percorso professionale codificato da Regione Piemonte – IPLA; tutte le imprese soddisfano il requisito di aver seguito, con almeno un dipendente a tempo pieno e continuativo, il corso di formazione previsto per l’iscrizione all’albo.

I dati delle segnalazioni di taglio indicano come in Piemonte, mediamente, ogni anno, vengono presentate 5.500 richieste di taglio, riferite a 4.900 ha di superficie percorsa (su poco meno di 1.000.000 ha), da cui risulterebbero raccolti circa 280.000 m3 di legname utilizzato. Tenendo conto della sottostima delle dichiarazioni e dell’ingente taglio per autoconsumo, non tracciato e che interessa circa il 20% della popolazione regionale, si stima una raccolta complessiva di circa 1 milione di m3, pari a meno di 1/3 di quanto cresce nei boschi accessibili.

I dati del CIT indicano una presenza, sul territorio regionale, di generatori e impianti a biomassa (pellet, tronchetti e cippato) pari a 19.500, ossia il 2% dell’intera popolazione del CIT per tutti i combustibili; Il dato risulta in progressivo aumento, anche grazie agli incentivi per il rinnovo del parco generatori.

Sulla base di questi dati si può indicare come una porzione sempre più significativa delle imprese stia incrementando le proprie competenze professionali, tecnologie e certificazioni per rispondere al meglio alle esigenze del mercato del cippato e della legna da ardere certificata, in alcuni casi relegando a minimi quantitativi o abbandonando il tradizionale mercato della legna da ardere. Si tratta spesso di soggetti giovani, che operano in imprese strutturate e storiche, con maggiore possibilità e sicurezza d’azione. Molte imprese risultano consapevoli delle potenzialità del mercato delle biomasse forestali di qualità, ma manifestano difficoltà e timori nell’affrontare da sole il salto di qualità. Nel complesso si sta registrando un forte dinamismo fra le imprese del settore, anche su sollecitazione delle iniziative e delle incentivazioni della Regione. Un aspetto ancora limitante e non affrontato in modo organico, è la disponibilità di personale qualificato.

3. Quali progetti specifici per la promozione dell’uso della biomassa sta promuovendo IPLA in questo periodo?

L’IPLA è stato recentemente coinvolto nella strutturazione e realizzazione del progetto regionale “Comunicazione per la sostenibilità della filiera bosco-legno-energia”, promosso dal Settore Foreste (https://www.regione.piemonte.it/web/temi/strategia-sviluppo-sostenibile/una-campagna-comunicazione-per-sostenibilita-della-filiera-bosco-legno-energia). Finanziato dal PSR 2014-22, prevede iniziative di comunicazione e di animazione territoriale che IPLA sta coordinando, in collaborazione con AIEL, finalizzate a:

  • diffondere al pubblico, mediante eventi animati da tecnici formati, le conoscenze essenziali per una corretta combustione della biomassa forestale, con particolare attenzione alla legna da ardere, ai parametri che definiscono la qualità e la certificazione della legna, all’importanza, in termini di efficacia di combustione e qualità dei fumi, di una corretta conduzione dell’apparecchio casalingo;

far conoscere, mediante visite a impianti innovativi a cippato, esempi di valorizzazione sostenibile della risorsa forestale replicabili sul territorio regionale, anche grazie agli strumenti di incentivazione economica previsti da Regione Piemonte. Gli eventi sono animati con l’intervento dei diversi attori della filiera, dall’amministrazione ospitante, al progettista, al fornitore dell’impianto, al suo gestore, all’impresa che fornisce la biomassa, fino al fruitore del calore. Le iniziative, gratuite, sono rivolte prioritariamente alle figure operanti nelle zone rurali e montane (operatori forestali, tecnici e amministratori degli enti pubblici, periti, ingegneri, architetti, manutentori, installatori e rivenditori), ma aperte a tutti coloro che vogliono essere informati.

Le diverse attività hanno ricevuto un ottimo riscontro, in particolare perché hanno fatto incontrare figure professionali diverse e fatto conoscere le diverse iniziative che Regione Piemonte sta promuovendo in materia (finanziamenti per la sostituzione dei vecchi apparecchi, bandi per impianti a cippato e per teleriscaldamento efficiente).

Le attività continueranno, almeno nei prossimi 2 anni, con un nuovo progetto di comunicazione, in corso di predisposizione, nell’ambito dell’Intervento “Azioni di Informazione” (SRH04) dello Sviluppo Rurale di Regione Piemonte.

4. Quali sono le prospettive per la produzione di energia da biomassa in Regione Piemonte?

Considerando l’attenzione che Regione sta ponendo all’argomento, mediante l’azione sinergica di più Settori, con competenze differenti (qualità dell’aria, foreste, energia, sviluppo sostenibile), prevedendo da un lato importanti finanziamenti ma anche alzando progressivamente, per ambito territoriale, l’asticella delle prestazioni ambientali ed energetiche degli apparecchi, è chiaro che il settore non può che continuare a crescere per competenze professionali e tecnologie impiegate. Solo così l’impiego delle biomasse forestali per la produzione di energia potrà essere sostenibile ed incrementarsi. Tenendo conto che circa l’80% degli assortimenti ricavabili dai boschi piemontesi è biomassa destinabile alle filiere energetiche o industriali si tratta di una sfida da non perdere.

5. Quali possono essere le sinergie con una realtà come Fiper?

Rappresentando i produttori di energia da biomassa legnosa, le imprese forestali e quelle della filiera bosco-legno-energia e promuovendo il settore della produzione di calore, anche in cogenerazione, da biomasse, Fiper è il soggetto con cui collaborare prioritariamente per aumentare la capacità di condividere, nel breve, tecnologie, conoscenze, strumenti e professionalità.

Questo permetterà di facilitare la ricerca di risposte, soluzioni a chi opera o vuole iniziare a operare nel settore.

Respinto l’emendamento sui sottoprodotti al DL Ambiente. La delusione delle filiere agricola, forestale ed energetica

L’emendamento puntava a risolvere un’incertezza normativa di ostacolo alla valorizzazione energetica dei residui del verde urbano, promuovendo un approccio di economia circolare. Un’occasione persa per la filiera economica del legno-energia, per le Amministrazioni pubbliche e per i cittadini
 
Delusione e amarezza, ma anche profonda preoccupazione, sono le reazioni da parte di AIEL, CIA, EBS, FIPER e UNCEM alla notizia della bocciatura dell’emendamento al DL Ambiente sul tema dei sottoprodotti, che era stato presentato da ben 7 senatori rappresentanti partiti di tutto l’arco parlamentare (FdI, FI, Aut, PD, Lega, M5S, IV).
Infatti, in un’ottica di economia circolare e di promozione delle fonti rinnovabili di energia, l’emendamento introduceva la possibilità di applicare la qualifica di sottoprodotti anche ai residui derivanti da attività di cura del verde e gestione forestale, dei residui derivanti da attività di manutenzione e servizio, nonché dei prodotti agricoli o alimentari invenduti in quanto non più destinati al mercato o al consumo umano e che vengano impiegati in altri cicli produttivi, come ad esempio, l’impiego energetico, senza alcun rischio ambientale o sanitario, rimarcando comunque la qualifica di rifiuto per tutti i residui delle attività di sfalcio e potatura che risultino contaminati da materiali misti o che necessitino di operazioni di cernita prima del loro impiego.
L’emendamento avrebbe fatto chiarezza e messo fine ad una situazione di incertezza normativa che mina alla base la possibilità di approvvigionamento di biomasse per il settore dell’energia, trasforma un sottoprodotto in rifiuto (con il relativo costo di smaltimento), influisce negativamente sul mercato dei prezzi della biomassa e rappresenta al contempo una contraddizione alla direttiva europea che spinge verso l’aumento dell’impiego di energia da fonti rinnovabili e la promozione dell’economia circolare.
Stupisce che un emendamento, proposto da 17 senatori rappresentanti di forze politiche sia di maggioranza sia di opposizione, a conferma del sostegno trasversale alle istanze del settore, non abbia avuto riscosso il parere positivo del Ministero dell’Ambiente vero e unico artefice di questa mancata volontà di promuovere fattivamente l’economia circolare.
Questo emendamento rappresentava un’opportunità unica per coniugare sviluppo economico, sostenibilità ambientale e sicurezza del territorio, invece si è rivelata un’occasione persa per tuttiper le imprese della filiera legno-energia che non potranno più approvvigionarsi di questi residui per la produzione di energia rinnovabile vedendo sfumare un possibile guadagno di circa 45 milioni di euro, per i Comuni che non potranno più contare su questa filiera per svolgere un servizio di manutenzione e presidio del territori, quali la manutenzione del verde urbano a costo zero o, in taluni casi, con un’importante voce di ricavo e che anzi si troveranno ad affrontare un costo stimato tra 150 e 180 milioni di euro per il loro smaltimento, e infine per i cittadini che dovranno pagare una TARI maggiorata».
Ma non è tutto, il mancato riconoscimento del “servizio” inteso come risultato di un processo di produzione, va inficiare molti altri settori, tra cui in primis, l’edilizia, il tessile e anche la definizione del calore di scarto rinnovabile per le multiutility.