Lo scorso 23 novembre il board europeo Bioenergy Europe ha eletto il nuovo Presidente, l’austriaco Christoph Pfemeter, della Austrian Biomass Association. Fiper lo ha subito intervistato per capire quali saranno le principali direttrici delle sue azioni in veste di presidente.
Intervista con Christoph Pfemeter, President Bioenergy Europe
Ora che è stato eletto nuovo Presidente di Bioenergy Europe, quali saranno le priorità per l’associazione?
Le negoziazioni relative al Green Deal sono andate nella direzione sbagliata: porre obiettivi molto alti sull’energia rinnovabile e la decarbonizzazione, senza aumentare e sostenere l’uso delle bioenergie non può funzionare. Sentir etichettare il gas fossile o l’energia atomica come “green” sembra uno scherzo. Dobbiamo invece riportare nella nostra agenda la diffusione ed espansione delle bioenergie.
Quali sono le principali sfide che la filiera del legno deve fronteggiare nel breve e luongo periodo?
Nel breve termine, una delle sfide più grandi sarà quella di fronteggiare l’andamento incoerente dell’UE, con tutti gli oneri che la Commissione e il Parlamento dell’UE cercano di imporre ai settori forestale e bioenergetico. La RED II non è stata pienamente attuata e per la RED III stiamo ancora discutendo di enormi cambiamenti. Abbiamo bisogno di maggiori investimenti nel nostro settore, invece di complicati e pesanti regolamenti UE e di incertezze, che si basano solo su decisioni emotive. Dobbiamo tutti massimizzare il potenziale delle energie rinnovabili e lasciare che la biomassa sostenibile entri nel mercato, eppure, allo stesso tempo, il Parlamento europeo sta discutendo di limitazioni all’uso della biomassa. Questo porterebbe a carenze, prezzi volatili e, di conseguenza, a case fredde e a un maggiore utilizzo di energia fossile.
La gestione sostenibile delle foreste è fondamentale per garantire sufficienti serbatoi di carbonio e per prevenire i rischi idrogeologici. Quali azioni intende intraprendere Bioenergy Europe per sensibilizzare l’opinione pubblica e i politici sulla necessità di pratiche di gestione forestale sostenibile, come i piani annuali di taglio e potatura degli alberi, se vogliamo garantire la salute delle foreste
Dobbiamo essere molto chiari nei nostri messaggi e alzare la voce su questo argomento: abbracciare gli alberi è un bell’hobby e può essere un modello di business per alcune persone e ONG, ma non è una soluzione per combattere efficacemente il cambiamento climatico e rafforzare la salute delle nostre foreste. La bioenergia è una parte integrata e importante della gestione sostenibile delle foreste: su questo non c’è alcun dubbio.
Quali strumenti ha a disposizione l’UE per chiarire una volta per tutte che il legno è una risorsa rinnovabile?
La UE dovrebbe cambiare la sua attuale politica. Abbiamo bisogno di nuove iniziative per l’utilizzo di legno di alta qualità, come il New European Bauhaus, per sostenere le costruzioni in legno. Per ogni tonnellata di legno massiccio che utilizziamo come materiale da costruzione in un edificio, abbiamo 6-10 tonnellate di sottoprodotti (dalla foresta fino al cantiere) che possono essere utilizzati per l’energia e per sostituire i combustibili fossili. La gestione sostenibile delle foreste garantisce elevati stock di carbonio; le costruzioni in legno immagazzinano carbonio; le bioenergie sostituiscono i combustibili fossili e possono persino fornire tecnologie a emissioni negative come BECCS (Bioenergy with carbon capture and storage) o il BioCoal, soprattutto quando non c’è più richiesta di sostituzione dei combustibili fossili. Le sinergie tra i settori della silvicoltura, della lavorazione del legno e delle bioenergie formano una squadra imbattibile per la lotta al cambiamento climatico.
Come pensa di portare la sua esperienza nel settore forestale e nella politica dell’UE nel suo nuovo ruolo di presidente?
La bioenergia è un’energia prodotta dalla terra. Viene gestita dalle regioni rurali in modo concreto e sostenibile. È innegabile che le politiche climatiche siano spesso guidate dalla preoccupazione delle città per l’ambiente e il clima e siano altamente teoriche. Questo porta a molti fraintendimenti. In Austria abbiamo trovato un buon equilibrio tra teoria e pratica e le cose stanno andando avanti. Questo perché entrambe le parti hanno un interesse vitale a rimanere al di sotto di 1,5 gradi Celsius ed entrambe sono disposte a lavorare a stretto contatto. Mi impegnerò a fondo per cercare di metterle in contatto anche a livello europeo.
Abbiamo milioni di persone che utilizzano le bioenergie e che lavorano nel settore, in migliaia di piccole e medie imprese. Dobbiamo usare il loro potere, le loro conoscenze e le loro reti per mostrare ai politici dell’UE ciò che abbiamo già realizzato e per convincerli che dobbiamo proseguire nel sostituire ulteriormente i combustibili fossili. La politica dell’UE si basa attualmente su un grande mercato unico armonizzato e tende a implementare soluzioni uniche. Questo potrebbe funzionare per le aziende produttrici di combustibili fossili, che sono oligopoli che partecipano al commercio internazionale. Le bioenergie, invece, si basano su molte risorse diverse e su vari usi regionali, ciascuno adattato alle condizioni locali. In totale, meno del 5% dell’uso europeo di bioenergia proviene dal commercio con i Paesi terzi.
Qual è la sua visione per il future del settore delle bioenergie?
Il nostro obiettivo dovrebbe essere quello di costruire un sistema energetico privo di combustibili fossili, insieme all’eolico, all’idroelettrico, al fotovoltaico e alle altre fonti rinnovabili, entro i prossimi 20 anni. Sono convinto che le bioenergie sostenibili lo rendano possibile e che rimaranno una fonte energetica rinnovabile fondamentale, nel settore del riscaldamento, dell’industria e dei trasporti. La rilevanza della bioenergia diventerà sempre più evidente, in quanto integra le fonti rinnovabili intermittenti grazie alla sua immagazzinabilità e flessibilità.
Quali sono le sue aspettative sul risultato dei negoziati sulla RED?
Le politiche energetiche basate su campagne emotive delle ONG possono portare a risultati errati. Nelle regioni con scarsa esperienza in materia di silvicoltura sostenibile, queste campagne hanno un’enorme influenza su chi prende le decisioni. Tuttavia, sono convinto che gli Stati membri abbiano più buon senso e che in futuro punteranno sulle bioenergie. Sulla base delle statistiche energetiche e della fiducia nelle istituzioni forestali, i responsabili politici sanno che non riusciranno a passare alle energie rinnovabili e alla decarbonizzazione senza ricorrere alle bioenergie.
Se avesse una bacchetta magica e potesse cambiare una cosa nel contesto della legislazione attuale, quale sarebbe
Implementerei criteri minimi per gli standard sociali e ambientali per i combustibili fossili. Non li chiamerei criteri di sostenibilità, perché i combustibili fossili non possono essere prodotti in modo sostenibile, ma al momento la bioenergia è l’unica fonte energetica che deve rispettare gli standard ambientali. Sebbene ritenga che questi criteri siano importanti per garantire le best practices per la bioenergia, quando si tratta di combustibili fossili nessuno fa richieste simili. Siamo tutti d’accordo sul fatto che i combustibili fossili siano dannosi e che debbano essere gradualmente eliminati, ma se avessimo questi standard minimi, faremmo luce su quanto siano dannosi e metteremmo in chiara evidenza il costo effettivo del loro continuo utilizzo.