Righini: “l’invito a seguire le indicazioni del Consiglio di Stato: “l’obiettivo della metanizzazione non può essere raggiunto ad ogni costo, scaricando sulla collettività spese del tutto inefficienti”
FIPER ha inviato nei giorni scorsi (5 maggio) una segnalazione ad ARERA (in allegato) per evidenziare il rischio di metanizzazione delle aree montane previsto in alcuni piani regionali a scapito dello sviluppo e penetrazione del teleriscaldamento a biomassa. Fiper si è rivolta ad ARERA in virtù della competenza affidatale dal legislatore di promuovere il teleriscaldamento efficiente e quindi alimentato a fonte rinnovabili ai sensi del d.lgs. 102/2014. In diversi contesti montani, in particolare nelle province autonome di Trento e Bolzano, in Alta Valtellina, si sono avanzate proposte per la metanizzazione di Comuni ubicati in fascia climatica F.
FIPER ha evidenziato che gli obiettivi di decarbonizzazione impongono l’abbandono delle misure di sostegno agli interventi di metanizzazione in quei contesti in cui sono disponibili soluzioni alternative a basso impatto ambientale, che creano reddito e occupazione sul territorio, quali le reti di teleriscaldamento a biomassa legnosa vergine. Inoltre, nella revisione della Direttiva sull’efficienza energetica, la Commissione europea ha avanzato la proposta di definire teleriscaldamento efficiente quando alimentato esclusivamente da fonte rinnovabile (attualmente è il 50%), a testimonianza della volontà di valorizzare maggiormente le fonti rinnovabili disponibili sul territorio.
Afferma Righini:” confidiamo in un intervento di ARERA che si era già espressa in tal senso a Governo e Parlamento chiedendo una profonda riconsiderazione dell’art. 114-ter del decreto rilancio n.34/2020 che sanciva un obbligo a carico del Regolatore di riconoscere un integrale copertura tariffaria degli investimenti relativi al potenziamento o alla costruzione di nuove reti in comuni metanizzati e/o da metanizzare in fascia climatica F o specifiche zone del mezzogiorno”. Prosegue Righini:” del resto anche il Consiglio di Stato ha di recente convenuto che “l’obiettivo della metanizzazione non può essere raggiunto ad ogni costo, scaricando sulla collettività spese del tutto inefficienti; e che, quindi, è opportuno che per le zone del Paese dove le reti potrebbero essere realizzate solo a costi spropositati, si valutino soluzioni alternative ugualmente efficaci ma meno costose” (Cons. Stato, 30 gennaio 2020, n. 780).
Peraltro, per raggiungere gli obiettivi previsti al 2030 e 2050 di riduzione delle emissioni climalteranti (-55%) dovute all’impiego delle fonti fossili, diversi Paesi europei hanno già legiferato in tal senso.
Righini, nel corso dell’incontro avuto con il Ministro Cingolani all’interno della delegazione Finco, ha sottoposto all’attenzione del Ministro stesso la sottovalutazione del potenziale di sviluppo del teleriscaldamento efficiente, in particolare a biomassa legnosa nelle aree montane e il rischio della metanizzazione delle stesse.
FIPER ha presentato la proposta di avviare reti di teleriscaldamento a biomassa in 458 Comuni attualmente non metanizzati in fascia climatica E-F per una potenza tra 1-1,5 GW termici che contribuirebbero a conseguire un risparmio di 0,43Mt CO2 e di 0,16Mtep nei prossimi 5 anni. Il valore dell’impatto economico risulta compreso tra 450 e 680 Milioni di euro/anno e tra 5.300-8.000 Unità Lavorative Annue (ULA) a seconda dello scenario identificato.
Il PNRR prevede all’interno della Missione M2 componente C3 la promozione del teleriscaldamento efficiente.
Aggiunge Righini:” Realizzare nuove reti di teleriscaldamento a biomassa risponde pienamente all’obbiettivo 2” previsto dal PNRR di migliorare la sostenibilità e la resilienza del sistema economico, visto che si tratta di un intervento strutturale di primario interesse generale, per pianificare il rilancio delle zone rurali e montane. A titolo di esempio, se un amministratore pubblico o una società privata decidesse di avviare una rete di teleriscaldamento a biomassa di 10 MWt, significherebbe produrre un impatto monetario lunga la filiera mediamente pari a 4,6 milioni di Euro/annuo”.
Se non ora, quando?
Altri Paesi europei si sono già mossi in tal senso: in Olanda dal 2018 è vietato posare nuove reti di metano; in Francia da gennaio 2021 nei nuovi edifici unifamiliari è vietato l’uso del metano; in Germania dal 2021 chi utilizza il gas deve pagare una tassa che servirà a favorire la transizione verso l’elettrico e dal 2025; in Gran Bretagna nelle abitazioni non si potranno più installare boiler a gas.
E in Italia?
Conclude Righini: ci auspichiamo che il Regolatore usi coerentemente i propri poteri per promuovere presso gli organi competenti la generazione e distribuzione di calore attraverso reti di TLR alimentate da fonti rinnovabili, disincentivando gli interventi di metanizzazione nella penisola. Significherebbe conseguire un obiettivo congiunto di transizione ecologica e di sgravio del costo della metanizzazione sulle bollette dei cittadini”.